“Mi hanno trattata come se non potessi più avere una comicità dalla parte delle donne, invece lo ero prima e lo sono adesso. Sono sempre io, ma con un’altra taglia”. La comica Katia Follesa, intervistata dal Corriere della Sera, risponde agli attacchi di chi sui social la critica per essere dimagrita. Sì perché non bastava alzare il sopracciglio di fronte a chi mette su peso, adesso anche con chi lo perde. Sia mai che le donne vengano lasciate un giorno in pace per il proprio corpo. Sotto una foto che ritrae la presentatrice tv sul divano con un abito fucsia, gli hater hanno scritto che “faceva ridere di più quand’era più grassa” e che così è “troppo bella per fare la comica”. C’è perfino chi dice di essere “deluso” dalla scelta di mettersi a dieta, perché dimostrava “che si può lavorare in tv anche con dei chili di troppo”.

Ma la dieta ha poco a che fare con il look e moltissimo con la salute: “Sono cardiopatica e il peso incide moltissimo sul mio stato – spiega al Corriere – i dottori che mi seguono si sono molto raccomandati, anche perché più si va avanti con gli anni e più è necessario controllare il peso. Altrimenti è come sovraccaricare ogni volta il mio cuore”. Quello che ha raggiunto, dice, è il suo peso forma: 52 chili. Durante la gravidanza il suo corpo era cambiato, aveva raggiunto i 70 chili, e ora, sotto il controllo dei medici, è tornata al peso che le permette di vivere in serenità, concedendosi anche qualche peccato di gola.

Ma quando i commenti sul suo corpo hanno toccato la sfera professionale, ha detto basta e ha deciso di rispondere pubblicamente: “In fondo è come se un cardiochirurgo in sovrappeso perdesse dei chili e da quel momento le persone gli dicessero che non è più quello di una volta”. Siamo sempre lì: siccome una donna “non fa ridere come un uomo”, la comica deve essere una caricatura, una macchietta, la “simpatica paffutella”. Il teorema dei detrattori è: scegli, o sei sexy o sei simpatica. Tutte e due no, non è concesso. Come se la comicità fosse da qualche parte nel girovita, non nel cervello. Prima di lei c’è passata anche l’attrice comica Rebel Wilson, vincolata da contratto a mantenersi sovrappeso, contro ogni parere medico, pur di continuare a lavorare. E simili invettive sono toccate anche a Adele, che dopo essersi mostrata visibilmente dimagrita è stata accusata dai fan di aver “tradito le persone sovrappeso” e il suo ruolo di “icona curvy” per piacere di più agli uomini. Come se il corpo fosse una missione umanitaria, un manifesto vivente, come se appartenesse ai fan e non a lei.

Ho perso peso, ma non la mia autostima – conclude Katia Follesa – È quella che dovremmo insegnare ai nostri figli, specie in una società in cui l’immagine la fa da padrona. Per questo non voglio essere criticata in maniera ingiusta, specie dalle donne, che dovrebbero essere mie alleate”.

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