Pronto soccorso pieni e ambulanze in fila fuori dagli ospedali. Mentre il personale sanitario continua a subire defezioni per via del virus e la Regione è costretta a chiedere l’aiuto dei medici in pensione. Proprio come a marzo. Peggiora in maniera lenta ma inesorabile la situazione dei contagi a Roma e nel Lazio. Soprattutto, in difficoltà sono gli ospedali, che stanno faticando ad adeguarsi in tempi rapidi all’ordinanza del governatore Nicola Zingaretti. Teoricamente, i posti letto Covid – comprese le terapie intensive – dovrebbero essere 2381, oltre le 532 terapie intensive. Nella pratica sono molti meno, perché i reparti sono ancora in allestimento. Il risultato è che i reparti emergenza e accettazione esplodono.

Policlinico Umberto I ancora in sofferenza – La situazione più critica riguarda il Policlinico Umberto I, l’ospedale più grande e “conosciuto” di Roma. Il nosocomio ancora nella giornata di sabato contava 60 infetti Covid all’interno del suo pronto soccorso, motivo per il quale ormai da una settimana vengono accettati solo codici rossi e le ambulanze vengono mandate altrove. Procedura che non risolve molto, in quanto statisticamente a Roma – secondo i dati di Ares 118 – l’85% delle persone che arriva in pronto soccorso lo fa con mezzi propri. I reparti Covid dell’Umberto I sono già pieni con gli oltre 250 pazienti ricoverati sui 260 posti fin qui disponibili, proprio mentre l’azienda ospedaliera sta faticosamente cercando di arrivare ai 460 letti richiesti dall’ordinanza regionale: in gran parte saranno sottratti ad altri servizi attivi all’interno della struttura fondata nel 1903, che in totale conta “appena” 1.235 posti letto. L’ospedale soffre anche dal punto di vista del personale sanitario che sta contraendo il virus. La Cisl Fp Roma e Lazio ha raccolto ben 58 casi di positività negli ultimi 15 giorni, fra cui ben 13 operatori di pronto soccorso. “Solo da qualche settimana l’azienda ha dotato la struttura di un responsabile di servizio prevenzione e protezione – spiega Roberto Chierchia, segretario Cisl – figura che però si vede in ospedale solo due volte a settimana per poche ore”.

Cresce la pressione sul 118, ambulanze in fila a Tor Vergata – Ambulanze in fila anche al Policlinico Tor Vergata, dove alla giornata di ieri c’erano una decina di mezzi in attesa, come testimoniano i video che stanno girando fra i dipendenti. Dai dati forniti a Ilfattoquotidiano.it dall’Ares 118 Lazio, nel mese di ottobre il Nue – numero unico di emergenza – ha fatto registrare il 10% in più di richieste di intervento rispetto a ottobre 2019 (in tempi normali, ogni giorno il 118 riceve a Roma e provincia 1.500 chiamate). Va considerato, tuttavia, che il 25% delle telefonate ha riguardato patologie respiratorie o infettive, contro il 3-4% del totale nello stesso mese dello scorso anno: questo vuol dire che le richieste di intervento per questo tipo di sintomatologie (comuni anche all’influenza) sono decuplicate. Dall’Ares 118 fanno anche sapere che “al momento non ci sono problemi di carenze di vetture”, questo anche grazie al sistema integrato con le ambulanze private.

La Regione chiede l’aiuto dei medici in pensione (molti con Quota 100) – Il bollettino di sabato indica nel Lazio la presenza di 1.438 ricoverati Covid in posti letto ordinari, a meno di 1.000 ricoverati dai posti a regime immaginati dall’ordinanza di Zingaretti. I ricoverati in terapia intensiva invece sono “ancora” 141. Ma il problema, come accennato, riguarda anche il personale sanitario. Uno studio della Cisl Fp indica in quasi 3.000 i medici, infermieri e operatori socio-sanitari che nel corso del 2020 sono andati via dal servizio pubblico regionale grazie a ‘Quota 100’ o per motivi personali – molti dottori sono “fuggiti” dal Covid per tornare agli studi privati – Dunque i 3.370 ingressi voluti dalla Regione in questi mesi sono andati solo a coprire le uscite. Così, l’unita’ di crisi regionale ha annunciato che da lunedì sarà attivo un bando per il “reclutamento straordinario di personale medico in quiescenza”, in particolar modo “nella disciplina di anestesia e rianimazione”, procedura svolta dall’azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata.

Sindacati sul piede di guerra: “Servono 10.000 assunzioni” – I sindacati restano sul piede di guerra. La Cisl, ad esempio, denuncia anche che “il 40% del personale sanitario non ha ancora ricevuto il premio sulla busta paga promesso in primavera dalla Regione Lazio, in relazione ai fondi governativi”. E il suo segretario Chierchia attacca: “Bel modo di trattare quelli che venivano definiti da tutti come eroi”. Sul piede di guerra anche la Cgil: “Serve un’accelerazione su assunzioni a tempo indeterminato, di almeno 10.000 unità in più, da tutte le graduatorie esistenti e da nuovi concorsi, anche con misure straordinarie che riducano i tempi di espletamento ed effettiva immissione in servizio, altrimenti il sistema imploderà sotto l’onda d’urto della pandemia”, si legge in una nota diffusa dalla sigla sindacale. Stefano Barone della Nursind, invece, denuncia l’assenza di screening fra gli operatori sanitari: “Dobbiamo sottoporre medici e infermieri a tampone molecolare, non vogliamo diventare noi gli untori”.

Articolo Successivo

Coronavirus, Iss: “L’età del contagio scende a 53 anni. Tracciamento dei territori in tilt”

next