La pandemia fa i super ricchi ancora più ricchi. Una legge che vale da Occidente a Oriente. Estremo. In Cina l’aumento della ricchezza degli “over top” viaggia a ritmi mai visti prima, nel 2020 il loro patrimonio è cresciuto di 1.500 miliardi di dollari raggiungendo i 4mila miliardi. E’ quanto emerge dalla Hurun Rich List 2020, classifica dei paperoni made in China che si ispira alla graduatoria stilata periodicamente dalla rivista Forbes negli Stati Uniti.

Per il terzo anno consecutivo in cima alla lista c’è Jack Ma, co-fondatore del gruppo Alibaba (sede fiscale alle isole Cayman), in pratica l’Amazon cinese. Ma siede su una montagna di dollari alta 59 miliardi. Jack Ma è in cima alla classifica, vedendo la sua fortuna aumentare del 45% con l’imminente Ipo del gigante fintech Ant Group. Al secondo posto c’è Pony Ma, a capo del conglomerato tecnologico Tencent. La sua ricchezza è salita del 50%, a 57,4 miliardi di dollari, spinta dal business dei giochi e dalla crescita di WeChat, servizio di messaggistica abbinataad un popolarissimo sistema di pagamento. In terza posizione Zhong Shanshan, presidente di YST, che ha sbancato con la quotazione a Hong Kong dell’acqua minerale in bottiglia Nongfu Spring. Altre performance includono il “re delle consegne di cibo” cinese Wang Xing di Meituan-Dianping, che ha quadruplicato gli asset a 25 miliardi, dopo aver sfilato quote di mercato ad Alibaba. Il leader della consegnese espresse, Wang Wei, con la sua SF Express ha più che raddoppiato il suo patrimonio a 35,3 miliardi.

Nell’ultimo anno la Cina ha creato 257 miliardari, con una media di 5 nuovi paperoni alla settimana, salendo a quota 878 e superando i 788 miliardari negli Stati Uniti. Numeri che non devono confondere, il modello economico cinese rimane tutt’altro che inclusivo e le diseguaglianze crescono. Il livello di consumi delle famiglie cinesi è inferiore al 40% del Pil, un valore sensibilmente inferiore a quello delle economie occidentali. Da decenni i cittadini sono sono sottoposti ad un regime di repressione finanziaria. Non hanno alternative al deposito dei risparmi nelle banche a partecipazione pubblica su cui ricevono interessi inferiori a quelli di mercato. In questo modo immense masse di denaro a bassissimo costo sono disponibili per gli investimenti delle aziende gestite dalle elites del paese. Un sistema che priva di alcuni diritti a prestazioni sociali chi si sposta dalla periferia verso i grandi centri assicura inoltre un costante flusso di forza lavoro a basso costo.

In Cina come altrove a favorire chi già possiede molto o moltissimo sono anche i continui e giganteschi sostegni all’economia messi in campo da banche centrali e governi. Hanno anche l’effetto di spingere verso l’alto il valore di asset finanziari ed immobiliari. La quasi totalità di azioni, obbligazioni etc è ovunque nelle mani della fascia di popolazione più benestante. Molto di quello che ha a che fare con il web, a cominciare dall’e-commerce, ha inoltre beneficiato dello stop alle altre attività registrando crescite dei ricavi a doppia cifra.

“Il mondo non ha mai visto tanta ricchezza creata in un solo anno”, ha notato Rupert Hoogewerf, presidente del Rapporto Hurun e capo della ricerca . “Gli imprenditori cinesi hanno fatto molto meglio del previsto. Malgrado il Covid-19, sono saliti a livelli record”. Proprio come negli Usa, i primi due mesi della pandemia in Cina hanno visto una massiccia distruzione di ricchezza, seguita da una ripresa a forma di ‘V’ per i mercati azionari e poi da un enorme boom dell’economia digitale.

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