di Diego Battistessa*

Venerdì 2 di ottobre, lo Sputnik V è “atterrato” in Venezuela. Nicolas Maduro aveva reso pubblico in già agosto che il paese sudamericano avrebbe ricevuto delle dosi del vaccino russo per combattere il Covid-19 e far parte così della 3 fase di sperimentazione dello stesso. “Oggi Russia, sotto la leadership di Putin, porta sollievo al mondo e all’umanità con il vaccino per il Covid-19”: queste le prime parole di Delcy Rodríguez, vicepresidente della Repubblica, che certifica come Venezuela si converta nel primo paese latinoamericano nel ricevere la possibile cura per il Covid-19.

La stessa Delcy Rodriguez ha poi aggiunto che sarebbe allo studio anche la possibilità di produrre lo Sputnik V direttamente in Venezuela come segno del forte legame che unisce la Russia e la patria di Simón Bolívar. Le 2000 dosi di vaccino verranno somministrate inizialmente nella capitale Caracas e proprio il presidente Maduro, aveva detto di voler essere la prima persona ad inocularsi il vaccino per dare l’esempio al popolo.

Le cifre ufficiali parlano di circa 76 mila casi di coronavirus nel paese e di 635 morti. I numeri però sono contestati dall’opposizione che argomenta l’utilizzo strumentale della pandemia da parte del governo e l’occultamento del reale impatto del Covid-19 nel paese.

L’arrivo ieri all’Aeropuerto Internazionale di Maiquetía “Simón Bolívar” a Caracas della missione russa non solo rappresenta un gesto di solidarietà ma anche e soprattutto un nuovo elemento di internazionalizzazione di un conflitto che in Venezuela vede schierate diverse potenze mondiali. Da un lato gli Stati Uniti d’America guidano insieme alla Ue (25 dei 27 membri) i paesi che hanno riconosciuto Juan Guaidó come presidente interino. Mentre dall’altro Russia, Cina, Iran e Cuba appoggiano il governo Maduro anche dopo le accuse di crimini contro l’umanità mosse dall’Onu nel passato mese di settembre.

Una situazione complessa, vincolata non solo alla geopolitica regionale ma in gran parte alle ingenti risorse di materie prime presenti nel paese (petrolio, coltan, oro, diamanti tra le altre). Il nuovo snodo politico saranno le prossime elezioni previste per il 6 dicembre 2020, elezioni nella quali dovrebbe essere eletta la nuova assemblea.

La stessa Ue però si trova ora in grossa difficoltà dopo che la negoziazione stimolata dallo spagnolo Joseph Borrell (attuale Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza) non ha prodotto i risultati sperati. Sembra infatti che Capriles Radonsky, uno dei volti più noti dell’opposizione venezuelana, dopo aver avuto nelle passate settimane un avvicinamento a Maduro, abbia ritrattato la sua posizione e dichiarato che non ci sono le condizioni per realizzare le elezioni a dicembre.

Questo chiude la porta al tentativo di mediazione di Borrell che, secondo quanto riporta la stampa spagnola, starebbe per ricevere una petizione per comparire di fronte al Parlamento europeo e spiegare i dettagli di quanto successo in Venezuela nella missione diplomatica del 24 di settembre.

I dubbi riguardano il fatto che la missione voluta da Borrell non avrebbe previsto inizialmente la presenza dell’opposizione nella trattativa ma solo con i membri del governo di Nicolas Maduro. Solo in un secondo momento, a missione diplomatica già iniziata, l’opposizione venezuelana sarebbe stata avvisata dell’arrivo dei diplomatici Ue.

Questo ha sollevato critiche sull’operato dell’Alto rappresentante e ha provocato la reazione da parte dal Partito Popolare Europeo insieme al gruppo politico Renew Europe (che racchiude i partiti Alde, Pde e La République En Marche) che è stata appoggiata anche dal gruppo Ecr (il partito dei Conservatori e riformisti europei che ha da poco eletto Giorgia Meloni come leader).

Il Venezuela dimostra così di continuare ad essere uno snodo geopolitico fondamentale sia in America Latina che in Europa a maggior ragione ora che inizierà nel paese la sperimentazione del discusso (dalla comunità scientifica internazionale) vaccino russo Sputnik v.

*Docente e ricercatore dell’Istituto di studi Internazionali ed europei “Francisco de Vitoria” – Università Carlos III di Madrid. Latinoamericanista specializzato in Cooperazione Internazionale, Diritti Umani e Migrazioni. www.diegobattistessa.com

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