Ultima udienza pubblica per Marta Cartabia, presidente della corte costituzionale. “Abbiamo tutti vissuto un grande cambiamento.E sono veramente fiera di sottolineare che questa istituzione ha assicurato il pieno funzionamento della della giustizia costituzionale senza cedimenti e interruzioni”, sono le parole usate dalla giudice in relazione all’emergenza coronavirus. Prima donna al vertice della Consulta, approdata alla Corte nel 2011 su nomina dell’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano, dal 2014 vicepresidente, Cartabia è docente di Diritto costituzionale all’Università Bicocca e ha un profilo internazionale per studi e pubblicazioni. Originaria della provincia di Milano, ha 56 anni ed è stata tra i più giovani presidenti che la Consulta abbia avuto. Eletta all’unanimità (14 voti a favore e sua la scheda bianca) nel dicembre del 2019, nove mesi dopo si appresta a lasciare il suo incarico per scadenza (il 13 settembre) del suo mandato di giudice costituzionale, che come è noto non può durare più di nove anni.

I nove mesi di mandato di Cartabia, però, entreranno dritti nella storia. E non solo perché sono i primi di una donna al vertice della Consulta, ma soprattutto perché sono stati attraversati dalla pandemia. “Per assicurare la normalità è stato necessario un lavoro enorme” e un impegno corale , ha detto la presidente al palazzo della Consulta, ricordando che la Corte non si è mai fermata (la camera di consiglio su referendum si è tenuta il 12 agosto) e ringraziando tutti: dai giudici al personale agli avvocati. Tutto questo ha richiesto uno “sforzo” per affrontare l’ emergenza ma sotto questa spinta si è introdotta un ‘”accelerazione del nostro lavoro che mi auguro – ha concluso – possa rimanere nel patrimonio della Corte”.

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