Già dalle prime ore di venerdì lo scirocco stava “scaldando” le coste della Sicilia nord-occidentale. Sabato, poi, quello che il sindaco di San Vito lo Capo, Giuseppe Peraino, ha definito il risultato di “una mano criminale“: due incendi hanno devastato fino a ieri e per quasi 24 ore la riserva dello Zingaro, tra San Vito e Scopello, prima che i vigili del fuoco riuscissero a spegnere i roghi. Oggi è partita la conta dei danni, mentre le autorità locali seguono la pista dolosa.

Il primo incendio si è sviluppato a Macari, sul versante di San Vito, e a causa del forte vento da sud-est si è espanso oltre la cittadina trapanese, spingendosi all’interno della riserva naturale dello Zingaro, un’area famosa in tutto il mondo per la bellezza del proprio litorale. Per quasi un giorno forestale, Protezione civile e pompieri sono stati impegnati nella lotta contro le fiamme aiutati da due canadair e tre elicotteri, che gettavano sulla vegetazione assediata dai roghi litri e litri d’acqua. Così, alla fine, centinaia di ettari di macchia mediterranea sono andati distrutti, riportando la mente indietro di otto anni, quando nel 2012 un vasto incendio sconvolse la riserva. “Non esiste più”, ha commentato Peraino. Che ha aggiunto: “È stato un fronte di fuoco troppo grande, fatto in maniera scientifica per far sì che con il vento si estendesse il più possibile”.

Mentre il villaggio turistico Baia Santa Margherita e alcune abitazioni sono state fatte evacuare, la riserva è stata chiusa ai turisti. Pochi chilometri oltre Scopello, a ovest di Castellammare del Golfo, bruciava anche il bosco di Scorace, a Buseto Palizzolo. Verso il capoluogo, a Palermo, toccava anche alla zona di Altofonte. Sui social, intanto, è esplosa la rabbia di cittadini e turisti, dispiaciuti per quanto accaduto. Circolano anche le foto delle calette dello Zingaro, che mostrano la costa prima e dopo l’incendio.

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