Ha ricevuto un contributo da 3.600 euro dalla Provincia autonoma di Trento, come rimborso per gli effetti negativi sulla propria attività professionale causati dal Covid. Dopo un paio di settimane di polemiche, Alessandro Olivi, consigliere Pd, ha deciso di dimettersi solamente dalla carica di vicepresidente del consiglio provinciale. Anche lui, infatti, come i colleghi del vicino Alto Adige, si è tenuto il seggio da consigliere provinciale, che vale uno stipendio netto mensile di circa 5.435 euro. Con le dimissioni da vicepresidente, rinuncia invece a un’indennità mensile netta di poco più di 500 euro.

Olivi è titolare di uno studio legale e nella precedente amministrazione era assessore all’industria e vicepresidente della giunta di centrosinistra. La comunicazione delle dimissioni è arrivata dall’interessato che ne ha informato il coordinamento provinciale del partito (che però aveva fatto pressioni), spiegando: “Chi ricopre un incarico istituzionale ha il compito e il dovere di tutelarne l’integrità e l’onorabilità, evitando di prestare il fianco a facili e demagogiche strumentalizzazioni, che pure hanno tenuto banco, in varia forma, in queste giornate convulse”. E al quotidiano L’Adige ha dichiarato: “Sono stufo del linciaggio che sto subendo, da parte un po’ di tutti, per avere commesso un errore. Ho percepito e restituito un contributo, pari a 3.600 euro, per sostenere le forti perdite subite dal mio studio professionale durante il periodo di forzosa chiusura generato dal lockdown”. “Si tratta, dunque, di situazione diversa rispetto alla richiesta, avanzata da altri politici, del ristoro di 600 euro previsti dall’Inps”, sostiene il consigliere Pd.

Olivi aveva insistito su questo punto. “Lo studio legale rappresenta il mio lavoro e la mia libertà. Ebbene, le persone a cui ho delegato la gestione della parte amministrativa e contabile hanno fatto la domanda: non per il bonus Inps, ma per il contributo previsto dalle norme provinciali per la ‘continuità aziendale’ e la tutela dell’occupazione”. Olivi ha ribadito che lo studio aveva i requisiti per presentare la richiesta, ma che “per una disattenzione non ho curato direttamente questa procedura, avrei dovuto valutare l’opportunità della richiesta, ma quello che è successo è del tutto legale ed estremamente trasparente, al punto da apparire un po’ ingenuo”. Anche se un consigliere provinciale guadagna già molto? “Quei soldi non sono per me ma per la mia attività, ho dei dipendenti, delle collaborazioni. Ho fatto un errore di sottovalutazione, visto il ruolo che rivesto nelle istituzioni. La responsabilità politica di questo errore me la voglio prendere tutta. Quindi la prima cosa che ho fatto è stato il restituire la somma, senza se e senza ma”.

A Trento c’è anche il caso di un altro consigliere provinciale, Lorenzo Ossanna, che fa parte del partito autonomista. La giunta del partito gli ha chiesto di restituire tutta la somma percepita sotto forma di sostegno alle imprese. Nella Lega ha ottenuto il bonus da 600 euro il consigliere Ivano Job: è stato intanto sospeso dal partito ma, dopo le “dimissioni” intimata dal segretario Matteo Salvini, la sua posizione verrà esaminata solo a settembre.

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