Un viaggio di maturità organizzato con un’agenzia “per stare più tranquille“. Ma dal viaggio in pullman fino ai locali, mascherine mai indossate perché “i ragazzi, gli animatori e i conducenti non la portavano, ci siamo lasciate andare”. E al ritorno, i sintomi del coronavirus. In un’intervista al Corriere della Sera una delle due ragazze tornate positive in Croazia, ripercorre le tappe della vacanza. Dove nessuno, tantomeno chi avrebbe dovuto vigilare sul rispetto delle regole, ha preso le precauzioni necessarie. “Mi sento in colpa verso i miei amici e la mia famiglia”, dice: in totale, una trentina di persone sono ora in isolamento.
Il gruppo era composto da quattro persone: avrebbe dovuto esserci una quinta ragazza, ma poi ha rinunciato “per paura”. Un pacchetto tutto organizzato: viaggio in pullman, cinquanta persone a bordo. E nessuno aveva la mascherina: “Quando siamo salite l’avevamo addosso – precisa la diciottenne – poi abbiamo visto che gli altri passeggeri non l’avevano e nemmeno il conducente così l’abbiamo tolta. Nessuno ha controllato“.
A Pag, una delle località europee più gettonate per la movida, il gruppo condivide un appartamento: il pacchetto vacanze propone diverse attività e le giornate passano in spiaggia e nelle discoteche all’aperto. Anche lì, niente dispositivi di protezione. “La situazione sembrava così tranquilla che ci siamo adeguate” racconta la ragazza al Corriere. Perfino quando perde la mascherina l’autista della navetta le permette di salire a bordo, purché si copra la bocca con un fazzoletto.
Ma quando la vacanza finisce, iniziano a comparire i sintomi del Covid. “Mi sentivo stanca ma ho pensato fosse per il lungo viaggio in pullman. Il 2 agosto sono uscita con alcuni amici a Padova. Poi è cominciato tutto con il mal di gola e la febbre a 38, poi 39“. All’inizio la ragazza dà la colpa all’aria condizionata, ma per precauzione si isola in camera. Poi il tampone conferma. Ora dice che la situazione è “sopportabile” con dolori muscolari, febbre e mal di testa. Passa le giornate “guardando serie tv e studiando per i test all’università” con i genitori che le lasciano i pasti fuori dalla porta.
I familiari sono negativi ma per precauzione devono restare in quarantena. Il suo dispiacere più grande è per loro: “Mi sono sentita in colpa verso gli amici che avevo incontrato a Padova e verso la mia famiglia, che ha dovuto annullare le vacanze. Mi dispiace averli messi in questa situazione”.
Ripensando a quei giorni, la ragazza intervistata dice: “Ora capisco che avrei dovuto tenere la mascherina sempre ma in quel momento abbiamo seguito i comportamenti del gruppo”. Però ci tiene ad evitare le generalizzazioni sui giovani: “Ho amici che sono attentissimi, anche più dei loro genitori”. Attenzione che d’ora in poi terrà alta anche lei: “Finché il virus non sarà debellato indosserò la mascherina, questo è certo”.