Gli occhi spiritati di Schillaci per un rigore non dato. La serpentina di Baggio contro la Cecoslovacchia. Le feste in piazza dopo le vittorie azzurre. Notti magiche prima della serata tragica. Napoli divisa. Maradona e Caniggia e Goycochea. Poi l’uscita sbagliata di Zenga e la delusione, forse la più grande di sempre, per l’eliminazione in semifinale. Sono le immagini di copertina di un ipotetico libro dal retrogusto amaro. Titolo possibile: ‘Mondiali Italia ’90, storia di un’occasione persa’. Perché l’eredità del torneo non si misura con il misero terzo posto della nazionale di Vicini. Il flop fu soprattutto organizzativo: tra costi esplosi e ritardi, le opere realizzate (almeno quelle che non sono state abbattute) erano e restano l’emblema dello spreco. Eppure fu un’edizione epocale, anche e soprattutto dal punto di vista sociale e geopolitico. A trent’anni esatti da allora, raccontiamo – a modo nostro – l’Italia, l’Europa e il mondo di quei giorni. Le storie, i protagonisti, gli aneddoti. Di ciò che era, di cosa è restato. (p.g.c.)

La camionetta è parcheggiata davanti al centro di reclutamento militare di Wembley, a Londra. Il sergente Charles Chapman apre lo sportello e si sistema la cintura di sicurezza. Quando gira la chiave nel cruscotto sono passate da poco le 17. L’esplosione lo dilania sul sedile di quel Leyland Sherpa utilizzato dall’esercito. Senza neanche il tempo di provare dolore. Senza neanche il tempo di raccomandare l’anima al suo dio. Lo stesso dio che deciderà di salvare il commilitone che era con lui. Ha la faccia completamente bruciata e delle schegge conficcate nelle gambe e nelle spalle. Ma è ancora vivo. Il giorno dopo, il 17 maggio 1990, una telefonata rivendica l’attentato. “Fino a quando il governo britannico continuerà la sua occupazione dell’Irlanda del Nord – dice una voce anonima – l’IRA continuerà ad attaccare il governo britannico e le sue forze armate in Inghilterra”. Ed è vero. Lungo le strade comincia a serpeggiare la paura. Esplosioni che bucano i timpani. Sangue che imbratta i marciapiedi. Qualche giorno prima un’altra bomba, nascosta in una fioriera, era scoppiata davanti a una caserma e aveva ferito 7 persone. Ma l’offensiva è appena iniziata.

A fine maggio, a pochi giorni dal Mondiale italiano, gli avvocati Nick Spanos e Stephen Melrose stanno visitando la cittadina di Roermond, in Olanda. È sera quando vengono raggiunti da due uomini. Gli sparano contro con le loro armi automatiche. Qualcosa va storto: gli attentatori pensavano che fossero inglesi. Invece sono australiani. D’altronde il terrorismo non può sempre andare per il sottile. Il 2 giugno due uomini mascherati aprono il fuoco contro un gruppo di reclute dell’esercito a Lichfield. William Robert Davies cade a terra e non si rialza più. Aveva appena 19 anni. Sei ore più tardi, a Dortmund, il maggiore Michael Dillon Dee sta uscendo dalla sua casa nel quartiere di Gartenstadt per raggiungere la base militare. Quando il commando dell’IRA lo raggiunge è in macchina insieme alla moglie. Bastano pochi colpi per cancellare la sua vita. Bastano pochi colpi per ribadire il messaggio. L’Inghilterra si riscopre impaurita. E nervosa. Proprio come la squadra guidata da Bobby Robson.

A metà maggio la Nazionale indossa la maglia bianca per una serie di amichevoli in vista del Mondiale. E le cose non vanno esattamente nel modo sperato. L’Inghilterra vince a stento contro la Danimarca, poi perde 2-1 contro l’Uruguay. È una disfatta che mette fine a una serie di 17 risultati utili consecutivi. È l’insuccesso che la stampa di Sua Maestà aspettava da tempo. Perché da due anni Robson è al centro delle critiche. Nell’Europeo del 1988 l’Inghilterra non aveva superato la fase a gironi, poi aveva pareggiato in amichevole con l’Arabia Saudita. “In nome di Allah, vattene!”, aveva titolato un tabloid. Ora le cose non vanno poi meglio. La Federazione ha deciso di non rinnovargli il contratto, così Robson ha accettato l’offerta del PSV Eindhoven. Per i giornali scandalistici è comunque un traditore, un uomo avido che pensa solo alle 250mila sterline annuali del suo nuovo ingaggio. Lo accusano di essere un fedifrago. Tanto nella vita pubblica quanto in quella privata. I giornali scandalistici raccontano di una sua amante. I più attivi parlano moltiplicano le relazioni extraconiugali. Robson inspira e va avanti per la sua strada, sopporta e cerca di proteggere la squadra.

Il 25 maggio il Boeing 737 della Britannia, con tanto di scritta per Sir Stanley Mattehews, atterra all’aeroporto di Elmas. “Vogliamo diventare la squadra del popolo sardo“, annuncia il commissario tecnico. Sembra una dichiarazione pomposa. Invece è vera. Perché Oltremanica sono tutti piuttosto freddi con questa Nazionale. Il 29 maggio i Tre Leoni giocano a Pula contro il Cagliari, neopromosso in Serie A. Finisce 6-0 per i bianchi. E mentre i suoi compagni giocano in un caldo appiccicoso come il miele, Paul Gascoigne è seduto in panchina a mangiare una patatina dietro l’altra. In verità è già un miracolo che Gazza sia arrivato in Italia. Perché prima della partenza aveva avuto uno scambio di opinioni piuttosto acceso con un altro avventore di un pub. E la polizia non era così convinta di lasciarlo partire. In Italia, però, l’Inghilterra viene praticamente ignorata. L’attenzione è rivolta tutta ai suoi tifosi. Qualcuno li bolla come hooligan, altri più semplicemente come teppisti. E loro riusciranno a conquistare il titolo di supporter più odiati del Mondiale. A Cagliari, quattro giorni prima del fischio di inizio della competizione, tre inglesi finiscono in manette. Sono ubriachi già dal primo mattino e hanno distrutto un comodino, smurato un lavandino, annodato il tubo della doccia e, dopo aver pagato il conto, se ne sono andati con le lenzuola dell’albergo.

Scotland Yard invia alla polizia italiana un elenco con 800 nomi di tifosi particolarmente pericolosi. Il primo della lista è Paul Scarrott, 34 anni e un curriculum prestigioso con oltre 40 condanne per rissa. Sul labbro inferiore ha tatuato il nome della sua squadra: il Nottingham Forest. Solo che Scarrott in Italia riesce ad arrivarci grazie a un passaporto falso. E non ha nessuna voglia di starsene con le mani in mano. Invia una foto al Daily Star che lo ritrae davanti al Colosseo. “Sono il più grande teppista del mondo – dice – non mi fermeranno mai”. E ancora: “Vogliamo batterci con i tifosi olandesi e dare loro una bella passata di calci. Li aspettiamo alla stazione Termini. Abbiamo bombe lacrimogene e abbiamo intenzione di usarle”. E Scarrott si presenta davvero all’appuntamento. La polizia lo trova mescolato fra i clochard, con i vestiti lerci e con un bottiglione da cinque litri di vino Frascati in mano, vuoto per tre quarti.

Nessuno invece si interessa dei problemi di Robson. Shilton, che nelle amichevoli non ha convinto, ha un problema al ginocchio sinistro. Woods, la sua riserva, ha dolori alla schiena. Nell’esordio contro l’Irlanda i leoni inglesi fanno le fusa. Finisce 1-1. Lineker segna dopo appena 8’ ma passa alla storia per quello che è successo poco dopo. A Cagliari piove a dirotto. L’attaccante inglese è seduto per terra e comincia a strusciarsi sul manto erboso del Sant’Elia. “Va tutto bene?”, gli domanda Gary Stevens. “No, mi sono appena cacato addosso”, risponde testuale Lineker. Al fischio finale il numero 10 va davanti alle telecamere e dice: “Non stavo bene, soffro di crampi allo stomaco da tre giorni”. Robson lo fulmina con lo sguardo: “L’ho saputo solo una volta in panchina”, giura.

In Sardegna si moltiplicano i disordini provocati dagli hooligans, ma è nella seconda partita, quella contro l’Olanda, che la violenza tocca il culmine. Gli inglesi affrontano la polizia corpo a corpo. Resteranno feriti in 40. Sul campo, invece, finisce 0-0. Tutto si decide nell’ultimo match, contro l’Egitto. Il giorno della partita due pullman carichi di tifosi inglesi partono da Alghero, destinazione Cagliari. Sono sulla statale quando il primo mezzo, durante un sorpasso, aggancia il cassone di un camioncino. L’urto manda a sbattere l’autobus contro la barriera spartitraffico che divide i 2 sensi di marcia. L’altro pullman non fa in tempo a frenare e lo centra. Un ragazzo di 20 anni muore sul colpo. Altri 33 rimangono feriti. Per battere l’Egitto basta un gol di Mark Wright al 58’. L’Inghilterra è prima nel suo girone. Agli ottavi se la dovrà vedere con il Belgio. Si gioca a Bologna, ma la sera prima Rimini diventa il teatro di una guerriglia. Il proprietario di un pub dice che gli hooligans non sono un problema. A patto che si sappia come trattarli. Sarà, ma all’uscita del locale, verso le 23, alcuni inglesi ubriachi iniziano a lanciare bicchieri contro le auto degli italiani in carosello per la la vittoria sull’Uruguay. È l’inizio di una rissa formato maxi.

Gli italiani rispondono con bastoni, qualcuno recupera i remi delle imbarcazioni sulla vicina spiaggia. La polizia interviene, ma gli scontri divampano in tutta la città. Addirittura sul lungomare una prostituta italiana, coperta da un pratico kilt, viene scambiata per una tifosa inglese e viene inseguita fin sul lungomare. Un gol di Platt a 1’ dalla fine dei supplementari elimina il Belgio e spinge i Tre Leoni ai quarti. Ad aspettarli, a Napoli, c’è il Camerun. Si va ancora ai supplementari. Stavolta ci pensa Lineker, con un rigore al 105’ a regalare la semifinale all’Inghilterra. “Se devo essere sincero ci sono stati momenti in cui mi sono quasi dimenticato di essere il ct dell’Inghilterra e ho anch’io tifato per il Camerun”, dice Robson. Ma l’operazione simpatia che non funziona. Nessuno sopporta più la sua squadra. Il sindaco di Torino, Maria Magnani Noya, è preoccupata e chiede di cambiare sede per la semifinale con la Germania. Il ricordo dell’Heysel brucia ancora e ha paura che i tifosi possano voler regolare qualche conto in sospeso. Prima della partita Beckenbauer è soddisfatto: “Sono veramente felice di giocare contro l’Inghilterra, col Camerun avremmo avuto un sacco di problemi!”. Robson, al contrario, è scettico per la fatica accumulata. “Contro il Camerun Lineker ha perso quasi sette chili”. Il diretto interessato conferma: “Vero, quando ho tirato il rigore nella testa avevo solo buio“. Brehme e Lineker fanno 1-1. Servono supplementari e rigori. Pearce e Waddle sbagliano e consegnato la finale ai tedeschi. La squadra di Robson ha la possibilità di vincere il premio di consolazione nella finalità contro l’Italia. Ma a nessuno interessa più. Perché per l’ennesima volta gli inventori del football si sono aggiudicati il titolo di eterni incompiuti.

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