Appena una settimana dopo il passaggio alla Lega della (ormai ex) M5s Alessandra Riccardi, i renziani strappano un seggio a Forza Italia e di conseguenza al centrodestra. Questa volta è il turno del campano Vincenzo Carbone che ha lasciato gli azzurri lamentando, come altri colleghi prima, la linea eccessivamente “schiacciata sulla destra sovranista”. E, al di là degli equilibri interni a Forza Italia, il passaggio diventa fondamentale nelle dinamiche della maggioranza: solo una settimana fa si è iniziato a parlare del rischio che i 167-170 voti di chi sostiene l’esecutivo possano non bastare (secondo alcune letture sarebbero addirittura al momento solo 160) e della campagna acquisti sempre più aggressiva del leader del Carroccio. Oggi a muoversi è Matteo Renzi che intasca così un doppio risultato: blindare (un po’) la maggioranza e far raggiungere quota 18 ai suoi senatori che sono così sempre più decisivi nell’appoggio a Conte. Un’operazione di “galleggiamento” del governo che, secondo le ricostruzioni di palazzo, potrebbe avere il tacito benestare dello stesso Berlusconi che è tra coloro che non puntano al ritorno alle urne anticipato.

Il senatore Carbone dal canto suo, nel congedarsi dal centrodestra, ha dichiarato: “Non posso più sopportare l’immagine di un partito appiattito e subordinato ad una destra sovranista“, mette in chiaro l’ex azzurro. Ma non solo: se l’è anche presa con il “piglio giustizialista” del Carroccio che “mette in discussione lo spirito del garantismo, valore fondante non solo della nostra democrazia ma principio costituente del movimento politico fondato dal presidente Silvio Berlusconi”. Al quale ha rinnovato la sua “profonda stima e totale riconoscenza”. Chi esulta intanto è Matteo Renzi, che ai suoi avrebbe confidato: “Salvini prova a distruggere da un lato e io rispondo dall’altro. E’ una partita parallela. Quello di oggi è un arrivo pesante, e ce ne saranno ancora”.

Da non dimenticare in parallelo il “subbuglio” dei senatori campani, scottati dalle scelte fatte in chiave Regionali, contrari alla candidatura di Stefano Caldoro. E in quest’ottica, va considerata anche la versione di chi vuole che Carbone si sia risentito, perché “abbandonato dal gruppo”, dopo che il suo seggio è oggetto di ricorso da parte di Claudio Lotito e il caso verrà esaminato dalla giunte per le Elezioni. In ogni caso, però, adesso Carbone è un senatore della maggioranza.

In ogni caso, a Palazzo Madama, strategie e trattative vanno avanti. Le senatrici Tiziana Drago e Marinella Pacifico vengono date da giorni in uscita dal M5s. Il capogruppo Pd Andrea Marcucci, intercettato dall’agenzia Lapresse, ha scelto di dare un “consiglio” non richiesto al governo: “Direi di evitare di discutere lo scostamento di bilancio alla fine del mese. Anche statisticamente è il periodo dell’anno con più malattie di stagione in Senato. Poi è un provvedimento importante che è meglio capire bene fino in fondo, quindi meglio settembre per la decisione ed il voto parlamentare”. Il capogruppo Pd ha anche definito “una piccola buona notizia” il passaggio di Carbone a FI, “perché vuol dire che la maggioranza torna ad essere attrattiva”. Ma il pericolo è chiaro a tutti, soprattutto alla luce dei prossimi appuntamenti: innanzitutto il voto dopo l’informativa di Conte il 15 luglio prossimo (con l’incognita Mes) e poi il decreto semplificazioni.

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