Un discorso storico, arrivato nel giorno in cui la Repubblica Democratica del Congo festeggia i 60 anni dell’indipendenza. Per la prima volta in assoluto il re Filippo del Belgio si è scusato per la brutalità del regime coloniale imposto nel Paese coloniale a cavallo tra Otto e Novecento. In una lettera inviata al presidente Félix Tshisekedi, il sovrano belga ha scritto: “Ci tengo ad esprimere il mio più profondo dispiacere per le ferite del passato il cui dolore è oggi ravvivato dalle discriminazioni ancora presenti nella società”.

L’intera regione nel 1885 fu acquistata da Re Leopoldo II, una colonia 76 volte più grande del Belgio stesso chiamato Stato Libero del Congo, pur non essendo un vero Stato (né tantomeno libero), ma regno privato amministrato – raccontano gli storici – con assoluta crudeltà. Dalle colonie arrivava il pregiato caucciù (spesso raccolto dai bambini) e l’avorio. Le cronache del tempo denunciarono la barbara pratica di amputare le mani come ammonimento per la popolazione. Nella lettera, il re Filippo del Belgio ha ammesso “gli atti di violenza e crudeltà” commessi durante il regno di Leopoldo II, scusandosi per “le sofferenze e le umiliazioni” subite dalla popolazione dopo la fine dell’amministrazione dello Stato libero del Congo, nel 1908, quando il Paese divenne il Congo belga. Solo 60 anni fa diventò Repubblica Democratica del Congo. Dal canto suo, il presidente Tshisekedi, alla vigilia dell’anniversario dell’indipendenza, aveva affermato che il governo “ancora combatte per portare il Paese fuori dal circolo vizioso di instabilità e povertà“.

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