Un giorno chiesi a Giuliano perché non fosse lui il segretario del Partito Comunista di Casa del Diavolo. Mi rispose: ’n ce tengo… Preferiva che il segretario fosse qualcun altro. Ma il capo dei comunisti di tutta la zona, sul nostro versante del Tevere, era lui.

Ha dedicato la vita ad aiutare gli altri: se ti serviva un lavoro, una casa, se avevi litigato con la moglie, se non avevi i soldi per fare la spesa, se eri nei guai, lui c’era sempre e riusciva a muovere e organizzare la solidarietà di tutta la valle. Era uno che sapeva cosa volesse dire essere un popolo.

Di lavoro faceva il piastrellista. Un grande piastrellista.

Lo conobbi pochi giorni dopo essermi trasferito in Umbria. Ero andato al bar a fare colazione con la mia compagna, una ragazza bellissima ma un po’ nervosa.

Non so cosa successe ma la colazione finì male e lei si mise a urlarmi in mezzo al bar.

Non era un bel modo di farsi conoscere dai nuovi compaesani. Allora mi alzai dal tavolino, lasciando il cornetto e il cappuccino a metà e uscii. Una volta fuori mi ricordai che lei non aveva portato la borsa e non aveva i soldi per pagare. Allora tornai dentro il bar e le lasciai mille lire sul tavolino. Lei le prese e me le buttò in faccia riprendendo a gridare. Allora pagai io e uscii.

Giuliano stava seduto lì, con altri compagni, e si era guardato la scena. Poi disse agli altri: “Interessante questo ragazzo, tocca che andiamo a conoscerlo!”. Non sapeva chi fossi ma gli era sembrato notevole che avessi incassato la scenata senza reagire. Il rispetto per le donne è importante. Questa è una terra matriarcale, a nord del Tevere discendono dagli umbri non dagli etruschi, è tutta un’altra roba.

Quel pomeriggio venne a trovarmi nella casa diroccata dove vivevamo.

Iniziò così un’amicizia durata 41 anni con lui e con sua moglie, Vania, anche lei una persona di una generosità straordinaria.

I compagni di Casa del Diavolo, quando iniziammo a costruire la Libera Università di Alcatraz vennero ad aiutarci; non so se hai mai visto 40 comunisti spietrare un campo per poterlo arare… Da paura. Poi mio padre ricambiò recitando Mistero Buffo di fronte a 4mila persone. Con l’incasso costruirono la pista di pattinaggio (a rotelle) per le ragazzine del paese.

Avevano anche organizzato di girare in maggio di casa in casa, recitando il “Sega la vecchia”, un racconto la cui origine si perde nei millenni e che deriva dalle celebrazioni del culto umbro della fertilità. A prima vista sembra una storia priva di senso: c’è una quercia, che è una vecchia moribonda, che il marito vuole vendere a due taglialegna che vogliono segarla, ma ha delle gettate (simbolo di potenza sessuale maschile); si alternano una serie di personaggi al capezzale della quercia-donna-simbolo virile, che la vendono, la comprano, la visitano, discutono, la curano. Alla fine arriva il grande dottore e le fa una puntura americana. Il marito chiede: “Sopravviverà?” e il medico risponde: “Non si sa!”.

Detta così sembra un totale delirio, ma si tratta di un gioco che qui tutti capivano senza problemi, una specie di rito religioso ancestrale che celebra il sesso e il ridere; potente e osceno perché si susseguono a raffica doppi sensi decisamente scurrili e comici: ho visto distinte signore molto anziane soffocare dal ridere rischiando l’infarto.

I paesi lungo la Tiberina sono nati nel dopoguerra, popolati dai contadini che vivevano stentatamente sulle colline. Gente che aveva partecipato alle lotte dei braccianti e che aveva cambiato la propria vita consociando gli acquisti con la creazione delle Casse di Risparmio e dei Mulini Popolari. Il Partito e il Sindacato facevano la differenza tutti i giorni, offrivano assistenza per qualsiasi cosa e ti facevano risparmiare i soldi della spesa. Ancora nel 1980 si potevano fare acquisti al Mulino Popolare di Casa del Diavolo. A Casa del Diavolo i comunisti prendevano l’80% dei voti, il socialisti il 10%.

Avevano costruito la Casa del Popolo lavorando gratis tutti i sabati e le domeniche. Avevano lottato con la curia perché a Casa del Diavolo non volevano costruire una chiesa e con l’Anas che non voleva segnalare il paese con un cartello sulla superstrada. La chiesa alla fine la fecero subito dopo il cartello Casa del Diavolo, fuori dal paese, il parroco di Ponte Pattoli fu irremovibile.

Con Giuliano iniziammo a organizzare incontri culturali e di educazione sanitaria e alimentare, con il grandissimo compagno Picchio, un medico, primario a Perugia, che li aveva curati tutti, a volte gratis, e che riusciva a far piegare in due dal ridere duecento persone raccontando i loro vizi alimentari e cercando di spiegare che se sei a dieta non te poi mangià 4 fettine de salame, spesse tre dita…

Negli anni 80 erano iniziati gli scontri con il Partito per via degli inciuci. Durante uno degli ultimi congressi del Pci avevano votato all’unanimità la mozione 1. Per verifica il commissario regionale aveva chiesto di votare anche la mozione 2. Anche quella era stata votata all’unanimità. E pure la numero 3. Allora il commissario regionale aveva spiegato che non potevano votare all’unanimità 3 mozioni una il contrario delle altre. Non aveva senso. Giuliano disse: “E come no?!?”. E fece rivotare e tutti votarono di nuovo all’unanimità le tre mozioni. Era una contestazione ironica della burocrazia del Partito. Un modo di dire ai compagni della direzione che non li capivano più e che non stavano più facendo gli interessi della gente.

Pochi mesi dopo c’era il festival dell’Unità. L’Arci mandò una circolare con l’elenco degli spettacoli che proponeva. C’era anche un gruppo di danzatori polinesiani e la circolare avvisava che durante l’esibizione una danzatrice sarebbe rimasta nuda. Si aprì una discussione tra le donne comuniste. Una donna nuda a Casa del Diavolo non si era mai vista. Alla fine decisero, le donne, che lo spettacolo si doveva fare, per dare una scossa culturale. Restava però il problema che mantenere l’ordine in una situazione del genere non sarebbe stato facile. Gli umbri delle nostre valli sono focosi e molti fanno mestieri che producono muscolature spaventose.

La soluzione fu semplice, venne tracciata una linea rossa che divideva il palcoscenico dalla platea. E qualcuno fece sapere in giro che i compagni seduti nella prima fila avevano le pistole. Arrivarono 5mila persone. E tutti mantennero una calma olimpica. In realtà la fanciulla ci impiegò un bel po’ a restare nuda. Era avvolta in una pezza di stoffa che si srotolava mentre lei piroettava. Quando la stoffa finì la luce si spense. La vedemmo nuda solo per un nanosecondo. Ma fu molto emozionante.

Quando il Pci si spaccò iniziò un dramma. Famiglie divise. Discussioni infinite. Erano proprio depressi. Giuliano dopo aver consultato i compagni decise che bisognava reagire e organizzare una festa. Io feci il manifesto: un diavolo che ballava con una ragazza e sopra la scritta: “I comunisti arballano!”. Fu un successo incredibile. Tempo dopo disegnai un altro manifesto, con Gesù e la Madonna che dicevano che sarebbero andati a ballare anche loro a Casa del Diavolo. Era un manifesto stampato solo col nero e col rosso, perché non c’erano molti soldi. E io colorai di rosso le labbra della Madonna. Io e Giuliano fummo denunciati e processati perché il fatto di disegnare la Madonna con il rossetto era un oltraggio alla religione.

Fummo assolti.

Il Pci risarcì i compagni fuoriusciti e restati senza la loro Casa del Popolo, con 40 milioni di lire. Poco, visto che la maggior parte di quelli che l’avevano costruita erano con gli scissionisti.

Così iniziarono a costruire una seconda casa del Popolo. E anche questa venne intestata al partito: Rifondazione Comunista. Poi anche Rifondazione si spaccò, Il gruppo di Giuliano uscì e si trovarono di nuovo senza la Casa del Popolo che avevano costruito. E Rifondazione non gli diede neanche una lira. Parlammo con i dirigenti nazionali chiedendo che lo spazio restasse a disposizione degli abitanti della zona. Ci diedero risposte positive. Ma poi la vendettero per fare cassa. Non ci fu niente da fare.

Ma anche l’esperienza col partito dei comunisti andò a male. Quando nacque il 5 Stelle aderirono. Ma poi anche lì non trovarono corrispondenza col loro modo di fare politica con l’azione diretta in mezzo alla gente e se ne andarono. Una delusione dopo l’altra li aveva sfiancati. Ma non mollarono e crearono una biblioteca popolare a Ponte Felcino iniziando a organizzare conferenze culturali e iniziative di solidarietà sociale. Gente che non la fermi manco se gli spari.

Giuliano per me, al di là del comunismo, è stato un esempio. Mi è stato vicino quando ho visto il nero delle cose. Senza tante parole, parlava poco. Ma riusciva a comunicarti la sua serenità e la sua forza. Non era grande di statura, non dava a vedere di essere muscoloso, era di quelli tranquilli quanto decisi. Aveva una presenza straordinaria, lui era lì con te che ci fosse il sole o facesse tempesta; a volte è l’unica cosa che ti serve.

Sono andato a trovarlo in ospedale che stava molto male. Aveva difficoltà a muoversi e a parlare. Al momento di lasciarlo gli ho detto: “Dasvidania tovarish”. Allora lui si è alzato dal letto, si è messo in piedi e mi ha accompagnato fuori dal reparto. Ci siamo salutati col pugno chiuso alzato, sorridendo. Stamattina mi hanno telefonato che è morto. È una gran palla dover morire. Comunque la domanda importante è se hai vissuto qualche cosa o hai vissuto niente. Noi abbiamo vissuto di una speranza per un mondo migliore, è una fede strana, Marx diceva che i cristiani si comportano bene per ottenere il Paradiso ed evitare l’Inferno, quindi sono materialisti. Noi invece siamo spirituali perché non cerchiamo una ricompensa né in questa vita né nell’altra, abbiamo fede nei meccanismi materiali che determinano la storia, in una legge di giustizia insita nelle cose. Marx ammetteva, che nonostante tutte le analisi economiche e storiche che ha scritto nel Capitale non poteva essere sicuro che questa legge naturale che fa crescere la giustizia esista veramente. Per questo essere comunisti è una fede, non un’ideologia politica. Crediamo nell’energia positiva della storia. Non è sempre facile, soprattutto quando devi pagare di persona senza neanche la consolazione di guadagnarti il paradiso. E se ci riesci, a essere coerente con la tua fede fino alla fine della tua vita, si usa dire una cosa che può sembrare retorica a chi non è cresciuto col Manifesto del Partito Comunista in mano.

Onore comunista al compagno Giuliano.

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