“Due settimane, smantelliamo una banchina”. Paolo Bellini, il dirigente Atm arrestato per le tangenti sugli appalti della metro di Milano, si interessava anche dell’esecuzione di lavori finalizzati a risolvere il problema delle brusche frenate dei convogli che hanno causato diversi feriti. Lavori per la “eliminazione delle porte di banchina” da affidare ad una società a lui riconducibile, secondo un modus operandi per truccare gli appalti che il gip Lorenza Pasquinelli nelle 400 pagine di ordinanza cautelare definisce esplicitamente “metodo Bellini“.

Metodo che emerge anche da un’altra intercettazione: il dirigente Atm, responsabile degli ‘impianti di segnalamento e automazione’ delle linee metropolitane, propone all’amministratore di una società coinvolta nelle gare truccate di falsificare “la stampigliatura di un cavo” con caratteristiche diverse da quelle “richieste da Atm”. Lo scrive il gip, spiegando che per Bellini, come emerge dalle intercettazioni, la “posa del cavo ‘sbagliato'” sarebbe “sicuramente passata inosservata” salvo un incidente. “Un incendio, un cortocircuito … per arrivare a quello deve bruciare la galleria”, diceva Bellini.

Tredici persone sono state arrestate dalla Guardia di finanza nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti e gli appalti truccati: Bellini è considerato la figura chiave dell’inchiesta e gli vengono contestate tangenti per 125mila euro tra l’ottobre 2018 e il luglio 2019. Tra gli arrestati figurano anche i dirigenti delle imprese private considerate colluse. Tra questi due manager di Alstom Ferroviaria e uno di Siemens Mobility. Al centro delle indagini ci sono 8 appalti da 150 milioni di euro, m sono stati “raccolti elementi” anche riguardo a un “episodio di corruzione avvenuto nel 2006”, ha spiegato il procuratore di Milano Francesco Greco: è l’appalto per il sistema di segnalamento della linea rossa M1, proprio quella su cui negli ultimi anni si sono verificati numerosi episodi di frenate brusche e improvvise.

In un’intercettazione Bellini parla proprio dell’esecuzione dei lavori per risolvere il problema delle frenate. “C’è da chiudere la banchina e siccome non c’è da recuperare niente gli ho detto con fiamma ossidrica e flessibile, due settimane, smantelliamo una banchina”, dice nel marzo 2019. E’ proprio il periodo in cui la Procura di Milano, ha aperto le indagini sulle frenate che hanno provocato numerosi feriti: due fascicoli per lesioni colpose sugli episodi più gravi, verificatosi il 4 e il 9 marzo 2019.

Secondo le indagini, il “metodo” del dirigente Bellini consisteva “nell’offrire alle imprese interessate a partecipare alle gare” dell’Atm la sua “consulenza”, fornendo anche “informazioni privilegiate, trafugate dalla stazione appaltante”, ha spiegato il procuratore Greco. Alle imprese sarebbe anche stata garantita la “possibilità di sopralluoghi riservati e perfino la supervisione e correzione delle bozze di offerta”. In cambio, è l’accusa, Bellini incassava tangenti “proporzionali al valore dell’appalto e cadenzate mensilmente”. Per questo il dirigente era ancora alla ricerca di nuovi appalti, come emerge da un’altra intercettazione riportata nell’ordinanza di custodia cautelare: “Adesso c’è l’altra gara importante di 18 milioni, e questo sarebbe un bel lavoretto da fare, è l’installazione delle colonnine elettriche per gli autobus in tutti i depositi”.

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