A quattro anni dall’uccisione di Giulio Regeni, le autorità egiziane hanno consegnato agli inquirenti italiani gli oggetti, tra cui il passaporto e le tessere universitarie, ritrovati in casa dei familiari di uno dei cinque componenti della banda di criminali comuni uccisi nel marzo 2016 in un blitz delle forze di sicurezza egiziane e accusati dell’omicidio del ricercatore dopo un rapimento a scopo di estorsione. Un’operazione che, si scoprì successivamente, non era altro che un tentativo di depistaggio da parte di un’ala degli apparati egiziani.

Erano passate poche settimane dal ritrovamento del corpo martoriato del ricercatore di Fiumicello quando dal Cairo arrivò la notizia che i suoi effetti personali erano stati ritrovati dalle forze di sicurezza del presidente Abdel Fattah al-Sisi nell’appartamento dei familiari di uno dei cinque malviventi, tutti morti in un blitz della polizia. L’occasione diede l’opportunità al governo egiziano di mettere sul tavolo l’ipotesi del rapimento a scopo di estorsione finito male: una pista presto smentita e che, successivamente, si rivelò uno dei quattro tentativi di depistaggio messo in campo da una parte degli apparati cairoti sulla vicenda Regeni.

Si tratta, nello specifico, del passaporto, delle tessere di riconoscimento dell’università di Cambridge e dell’università americana del Cairo anche alcuni presunti effetti personali come un marsupio rosso con lo scudetto dell’Italia, alcuni occhiali da sole (di cui due modelli da donna), un cellulare, un pezzo di hashish, un orologio, un bancomat e due borselli neri di cui uno con la scritta Love.

Ma il materiale inviato in Italia non ha niente a che vedere con le richieste avanzate sia dai pm di Roma, nella rogatoria inviata a Il Cairo nel 2019, che dal governo, negli ultimi giorni, che invece insistono nel chiedere il domicilio legale dei cinque agenti dei servizi indagati per l’omicidio Regeni: Sharif Magdi Ibrqaim Abdlaal, Osan Helmy, Mhamoud Najem, Ather Kamal e Sabir Tareq.

Intanto, è probabile che i genitori del ricercatori vengano convocati a breve dagli investigatori per effettuare un nuovo riconoscimento degli oggetti giunti dal Cairo nelle scorse ore. In passato Claudio Regeni e Paola Deffendi hanno compiuto una perizia sulle foto dei presunti effetti personali del ricercatore da cui è emerso che solo i documenti di riconoscimento sono di Giulio, mentre l’altro materiale, come ad esempio gli occhiali da donna e la droga, erano stati piazzati nell’abitazione probabilmente per avvalorare la tesi del rapimento a scopo di estorsione.

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