Voglia di ripartire in sicurezza, ma all’insegna della sburocratizzazione, dell’ambiente e abbattendo le disparità sociali. E non solo. La cosiddetta Fase 2, secondo i cittadini, non può prescindere da un impegno di tutta la collettività, in primis datori di lavoro, che dovrebbero garantire la possibilità dello smartworking, e politici, con un taglio netto al loro stipendio. Allo stesso tempo però c’è preoccupazione per chi, nei prossimi mesi, dovrà affrontare condizioni di povertà. È la fotografia di come gli italiani vedono la seconda parte dell’emergenza dettata dal Covid-19 e di come vorrebbero affrontarla. A realizzarla un’indagine della piattaforma di petizioni Change.org che, in un periodo di boom della mobilitazione online, ha deciso di sottoporre un questionario ad alcuni dei 500mila nuovi utenti che negli ultimi mesi si sono iscritti al sito, facendolo arrivare quasi a quota 10 milioni. In tutto sono oltre 7 milioni le firme raccolte durante il periodo di lockdown, tra marzo e aprile. “In un momento di crisi, di fronte all’impossibilità di scendere in strada per manifestare, Change.org ha assunto le sembianze di una vera e propria piazza virtuale che ha consentito a milioni di persone di sostenersi a vicenda per farsi ascoltare dai decisori – spiega Stephanie Branciforte, direttrice della piattaforma italiana – Tanto che le dimensioni della mobilitazione sulla piattaforma e il dialogo tra Istituzioni e cittadini avviato in Rete, hanno dato legittimità alle richieste delle petizioni e dimostrato il grande potere dell’attivismo online”.

Lavoro, stop alla burocrazia e tutela dell’ambiente: ecco come ripartire secondo gli utenti

Sono circa 2000 i nuovi utenti che hanno risposto al breve questionario inviato da Change.org. Un piccolo campione rappresentativo che ha avuto la possibilità di dare tre preferenze per ogni domanda. Per oltre la metà degli intervistati, a guidare le decisioni del governo nella Fase 2, dovrebbe essere l’obiettivo di “garantire una ripartenza veloce a imprese e attività attraverso la sburocratizzazione e la semplificazione della normativa nel Paese”. Non manca però chi, circa il 49%, metterebbe sul podio delle priorità il “non lasciare indietro nessuno”, assicurandosi che tutti abbiano il minimo per poter vivere con dignità. Preoccupa però anche la questione ambientale. L’emergenza, infatti, ci ha messo (di nuovo) davanti a un problema che rischia di ripercuotersi sul futuro: l’enorme produzione, e conseguente smaltimento, di guanti e mascherine. Secondo il 26% degli intervistati, quindi, l’esecutivo dovrebbe “assicurarsi che la ripresa economica si concili con la tutela ambientale, a partire dalla limitazione dell’uso di guanti e mascherine usa e getta”. Un obiettivo non certo facile viste le stime: secondo il Politecnico di Torino, ad esempio, nella Fase 2 servirebbero almeno 1 miliardo di dispositivi di protezione al mese. E c’è anche chi, il 24%, mette la sicurezza davanti a tutto, anche a costo “di rallentare la ripartenza di alcune attività”.

Alla domanda su quali dovrebbero essere “le basi per ricostruire il Paese“, la maggior parte degli utenti, oltre il 55%, ha risposto “ricostruendo l’economia sulla base dell’equità sociale e della sostenibilità ambientale, per tutelare la salute e rafforzare la democrazia”. Tanti, però, viste le numerose morti all’interno delle Residenze sanitarie per anziani, quelli che vorrebbero ripartire proprio dalla sanità, “a cominciare dall’accertamento delle responsabilità in merito alle morti avvenute nelle RSA, e aumentando i fondi destinati alla sanità e alla ricerca”. Una posizione condivisa dal 46 per cento degli intervistati. Così come insegna la mobilitazione online, poi, c’è anche chi, circa il 40% vorrebbe un futuro incentrato proprio sul dialogo con le Istituzioni, un impegno di cittadini e società civile che dovranno quindi “essere coinvolti nella definizione delle politiche per la ripartenza”.

Non mancano le incognite per il futuro. Alla domanda cosa preoccupa di più nei prossimi sei mesi, il 48% degli intervistati, ha risposto “il fatto che molti vivranno in povertà o senza una dimora”. Una condizione registrata anche in pieno lockdown, durante il quale, come sostenuto da Coldiretti e Caritas, “1 milione di nuovi poveri ha avuto bisogno di mangiare”. Tra le paure di circa il 40 per cento degli utenti della piattaforma, anche quella di perdere il lavoro. E c’è anche chi è convinto che a fare le spese della crisi sarà la legalità: secondo oltre il 37% una delle prime conseguenze dell’impoverimento della popolazione sarà proprio l’aumento della criminalità.

Ma è con la quarta domanda, quella a risposta libera, che emergono anche delle proposte per l’oggi. Molti quelli che, per esempio, vedono nello smartworking, obbligatorio in questi mesi di quarantena, una possibilità e chiedono quindi ai datori di lavoro di implementarlo , con “agevolazioni” e quindi “continuando quello sperimentato in questi mesi, migliorando la qualità di vita e dell’aria”. Ma non solo i datori di lavoro. Anche i politici, secondo gli utenti di Change, potrebbero fare la loro parte “diminuendo di numero e tagliando i propri stipendi”.

Il boom delle petizioni: 13mila lanciate in 8 settimane e 7 milioni di firmatari

Come ricorda la presidente di Change.org Italia, Stephanie Branciforte, dalle manifestazioni in piazza nei mesi di lockdown si è passati alle “piazze virtuali”. Da marzo ad aprile sono state lanciate più di 13mila petizioni, la maggior parte indirizzate alle istituzioni e con tema centrale l’emergenza in corso. Sette milioni i cittadini che hanno risposto ai vari appelli, firmandoli virtualmente. Così ha raccolto oltre 50mila firme la richiesta, indirizzata direttamente al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per il “giusto riconoscimento economico degli infermieri”. Mentre oltre 20mila cittadini hanno sottoscritto la richiesta di fornire dispositivi di protezione ai medici di famiglia, che per una parte dell’emergenza ne erano sprovvisti. E altri 68mila hanno chiesto di “salvare” gli anziani del Pio Albergo Trivulzio. “Ogni giorno – spiegano da Change – campagne su diversi temi hanno raggiunto la vittoria o hanno ottenuto un impatto diretto influenzando le scelte dei decisori”. Tra le tante anche quella, con risultato finale di 132mila sostenitori, per aprire l’Ospedale degli Alpini di Bergamo , o quella, lanciata a inizio emergenza, per rendere il parcheggio gratuito per gli infermieri di Milano che in soli tre giorni aveva raggiunto 50mila firme. E non mancano rappresentanti delle istituzioni che hanno risposto a questi appelli. Come il Presidente della Commissione antimafia, Nicola Morra, che ha risposto sulle scarcerazioni dei boss mafiosi, o come la ministra della Famiglia e delle Pari Opportunità, Elena Bonetti che ha risposto ben tre volte agli appelli dei cittadini, tra cui quello per l’istituzione di un supporto psicologico gratuito per chi ha assistito persone affette da Covid. “Dall’inizio dell’emergenza ad oggi – conclude Branciforte – abbiamo registrato picchi di firme attorno ad argomenti che poi sono stati presi seriamente in considerazione dal Governo: ogni decreto varato in questo periodo contiene misure che rispondono almeno in parte a richieste presentate sulla piattaforma. Altre attendono ancora delle risposte e gli utenti di Change.org continueranno a fare pressione per far sì che vengano accolte”.

Articolo Successivo

Coronavirus, il virologo Crisanti replica a Zaia: “La Regione aveva i piani per i tamponi? Li mostrassero. La tv? Mai preso 1 euro”

next