Matteo Salvini torna ad appellarsi a Sergio Mattarella. Giovanni Legnini si difende e definisce i dialoghi intercettati con Luca Palamara come un “intervento doveroso, che rientra nelle competenze del Csm, svolto esclusivamente a tutela dell’indipendenza della magistratura dagli altri poteri dello Stato, e che rifarei esattamente negli stessi termini”. La pietra dello scandalo è rappresentata per l’ennesima volta dalle intercettazioni pubblicate dal quotidiano La Verità e relative al “caso nomine“. “Dopo gli insulti e l’ammissione ‘Salvini ha ragione ma va attaccato‘, oggi La Verità pubblica altre incredibili intercettazioni, che svelano la natura di alcune iniziative dei magistrati contro il sottoscritto. Sono sicuro che il Capo dello Stato non resterà indifferente: ne va della credibilità dell’intera Magistratura, la situazione è ormai intollerabile e occorrono interventi drastici, rapidi e risolutivi, per il bene del Paese”, sostiene il numero uno del Carroccio.

Salvini: “Trame del Csm contro di me” – Il riferimento è ai dialoghi intercettati nell’agosto del 2018 agli atti dell’inchiesta di Perugia. Da quelle chat, secondo Salvini, emergerebbero “le trame di Giovanni Legnini, vicepresidente del Csm e sottosegretario di due governi a guida Pd, per far intervenire il Consiglio Superiore della Magistratura a supporto delle indagini sullo sbarco degli immigrati dalla nave Diciotti”. Dalle intercettazioni, sempre secondo l’ex ministro, “quattro consiglieri del Csm invocavano l’intervento del Csm – così come ordinato da Legnini – per difendere ‘l’indipendenza della magistratura che io avrei messo in pericolo”. Un attimo dopo Legnini ha replicato: “I messaggi oggi pubblicati non hanno nulla a che vedere con la vicenda Palamara. Questa è una polemica generata dallo stillicidio di pubblicazioni di messaggi decontestualizzati e perciò parziali e fuorvianti“.

Le intercettazioni Legnini-Palamara – Ma a cosa si riferiscono l’ex vicepresidente del Csm e il leader della Lega? Ai dialoghi tra Legnini, Palamara ed altri consiglieri del Csm ai tempi in cui Salvini, ministro dell’Interno in carica, era finito sotto inchiesta da parte della procura di Agrigento per la vicenda della nave Diciotti. La prima chat intercettata riportata da La Verità è della sera del 24 agosto 2018. Legnini scrive a Palamara: “Luca, domani dobbiamo dire qualcosa sulla nota vicenda della nave. So che non ti sei sentito con Valerio (il consigliere del Csm in quota Area Valerio Fracassi – ndr) Ai (Autonomia e indipendenza – ndr) ha già fatto un comunicato, Area (la corrente di sinistra delle toghe – ndr) è d’accordo a prendere un’iniziativa Galoppi idem (il consigliere del Csm Claudio Galoppi – ndr). Senti loro e fammi sapere domattina”. Palamara risponde: “Ok, anche io sono pronto. Ti chiamo più tardi e ti aggiorno“. E Legnini: “Sì, ma domattina dovete produrre una nota, qualcosa insomma”. Un minuto dopo Palamara scrive a Fracassi: “hai parlato con Gio (Giovanni Legnini – ndr)?… che dici, che vogliamo fare?”. I due si danno appuntamento per l’indomani. A metà mattina sul cellulare di Palamara arriva questo messaggio Whatsapp (non si dice da chi): “Dobbiamo sbrigarci! Ho già preparato una bozza di richiesta. Prima di parlarne agli altri concordiamola noi”. Secondo quanto scrive La Verità a questo punto parte un giro di consultazioni per l’approvazione della bozza e nel pomeriggio del 25 agosto agenzie e giornali online battono la notizia che quattro consiglieri del Csm (Valerio Fracassi, Claudio Galoppi, Aldo Morgigni e lo stesso Palamara) chiedono che il caso Diciotti sia inserito all’ordine del giorno del primo plenum del Csm, sollecitando un intervento del Consiglio “per tutelare l’indipendenza della magistratura e il sereno svolgimento delle attività di indagine” a fronte di “interventi del mondo politico e delle istituzioni” che “per provenienza, toni e contenuti rischiano di incidere negativamente sul regolare esercizio degli accertamenti in corso”. Poco dopo, sempre secondo la ricostruzione de La Verità, Legnini dichiara che l’istanza sarà trattata nel primo comitato di presidenza, aggiungendo che “il nostro obiettivo è esclusivamente quello di garantire l’indipendenza della magistratura e il sereno svolgimento delle indagini e di ogni attività giudiziaria”.

L’autodifesa di Legnini – Legnini, oggi spiega: “I fatti sono noti e facilmente verificabili, e risalgono al 24 agosto 2018 e ai giorni successivi. Il Procuratore della Repubblica di Agrigento aveva avviato un’indagine sulle vicende dello sbarco dei migranti dalla nave Diciotti, ed in conseguenza di tale attività era stato fatto oggetto di aggressioni sulla stampa e sui social da parte di esponenti politici e di governo. La magistratura associata si espresse subito con posizioni a tutela dell’indipendenza delle attività del Procuratore: intervenne pubblicamente l’Anm, il gruppo di Autonomia e Indipendenza, altri gruppi e singoli ed autorevoli magistrati”. Quindi perché l’allora capo di Palazzo dei Marescialli sollecitò un intevento pure di Palamara? “Le attività del Consiglio Superiore della magistratura erano sospese a causa del periodo feriale, e quale Vicepresidente era mio dovere istituzionale- dice Legnini – , prima di assumere qualsiasi posizione, consultarmi con i componenti del Consiglio. Pertanto chiesi ai rappresentanti individuati dai gruppi consiliari di esprimere la loro posizione. I messaggi che sono stati resi pubblici rendono conto di questa richiesta, il cui significato è esattamente opposto a quanto riferisce La Verità”. “Il mio lavoro – continua l’ex vicepresidente di Palazzo dei Marescialli – era finalizzato a conoscere l’orientamento dei componenti togati del massimo organo di governo autonomo della magistratura, sulla tutela dell’immagine e delle attività di un Procuratore aggredito ed intimidito. Dopo che tutte le componenti associative si espressero in modo unanime e conforme, quale vicepresidente resi pubblica la posizione del Csm con una nota, esclusivamente indirizzata a tutelare il sereno svolgimento delle attività di indagine da parte della Procura di Agrigento, senza mai entrare nel merito delle stesse e senza esprimere alcun giudizio sulle attività in corso. Preannunciai inoltre che avrei investito della vicenda, come mi era stato richiesto dai gruppi consiliari, il Plenum del Csm alla riapertura”.

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