Egregio Presidente, Le confesso che li ho sentiti passare (difficile non farlo), ma non ho volutamente alzato lo sguardo. Parlo delle Frecce Tricolori che hanno imbandierato il cielo di Torino mercoledì scorso. Le confesso anche che ho provato una certa rabbia: “ma perché?” mi sono chiesto.

Lo so che Lei non c’entra, ma sinceramente in un momento in cui stiamo raschiano il fondo di ogni barile, per trovare qualche euro per rilanciare un paese in ginocchio, c’era bisogno di spendere quei soldi? Per cosa? Per farci sentire più italiani? Mi spiace, ma credo che semmai siano i molti episodi di solidarietà dimostrarti e la sofferenza condivisa a farlo, non tre scie di fumo colorato.

Anzi, Presidente, già che l’ho disturbata, aggiungo un’altra cosa: tra pochi giorni sarà il 2 giugno, Festa della Repubblica, che quest’anno, forse, assume un significato più profondo del solito. Lo sappiamo bene, che noi abbiamo un’identità un po’ timida, ma se questa giornata deve essere davvero una “festa” dell’Italia e degli italiani, perché farli rappresentare solo dall’esercito? Non si tratta della solita facile rimostranza di un pacifista, ma con tutto il rispetto per l’esercito, davvero non meritiamo nulla di meglio?

Perché quest’anno, proprio quest’anno segnato dal virus, non facciamo sfilare ai Fori Imperiali delegazioni di infermieri, medici e operatori vari, che tanto hanno dato a tutti noi, al nostro Paese? E poi quei giovani e adulti che quotidianamente si impegnano in attività di volontariato, non sono forse una parte bella della nostra nazione?

E sarà pur vero che i militari difendono questo Paese, ma è altrettanto vero che a farlo funzionare sono i milioni di donne e uomini che ogni giorno fanno il loro lavoro. Sarebbero forse meno marziali, certo ma gruppetti anche un po’ disordinati di maestri, insegnanti, artigiani, tranvieri, macchinisti, operai che la salutano non costituirebbero forse un’immagine più giusta di questa Italia?

D’altra parte la Costituzione dice che la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro, non sulla guerra. D’accordo, i rituali e le commemorazioni ufficiali sono utili a perpetuare una tradizione e a mettere in scena l’essenza dello Stato. Ma lo spirito del 2 giugno vorrebbe che fosse una festa di tutti e non solo delle autorità. La troppa ufficialità relega la commemorazione a un affare di Stato e la presenza di soli corpi militari non avvicina certo quello Stato alla gente.

Non dimentico che questa Repubblica è nata da una guerra e da una coraggiosa resistenza, ma il Paese è cresciuto con la pace e il lavoro di molti. Facciamoli partecipare a questa festa e forse, in molti, saremmo meno diffidenti nei confronti dello Stato.

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