Cassa integrazione per i calciatori in Serie C, più i soldi delle scommesse per un fondo che doveva essere “salva calcio” ma si è trasformato in “salva sport”. Il Dl Rilancio porta qualche buona notizia pure per il pallone, anche se le sue richieste sono state solo parzialmente accontentate, perché la linea del ministro Spadafora non è cambiata: “Lo sport non è solo il calcio”. E lo dimostra anche l’ultima bozza del decreto.

CASSA INTEGRAZIONE IN SERIE C – La novità principale è la concessione della cassa integrazione in deroga ai calciatori (fino a uno stipendio massimo di 50mila euro). È un provvedimento vitale per la Serie C (giocano quasi tutti lì), che come raccontato da Ilfattoquotidiano.it vive giorni di profonda agitazione. Il sussidio salva i bilanci di tante società: per 9 settimane gli stipendi saranno garantiti dallo Stato, risolvendo il braccio di ferro con i tesserati, mettendo una toppa sui conti. È una boccata d’ossigeno anche per il presidente Francesco Ghirelli, senza i club sempre più affamati sarebbero diventati ingestibili. Certo, non mancheranno le polemiche: la cassa integrazione non era mai stata concessa agli atleti, questo intervento senza precedenti costerà allo Stato 21 milioni di euro, per coprire gli stipendi di calciatori (di Serie C, nulla a che vedere coi paperoni della Serie A, ma pur sempre calciatori). La misura comunque riguarda non soltanto il pallone, ma tutti gli sportivi professionisti fino a 50mila euro (dunque potenzialmente anche basket, volley, ciclismo, golf): la platea stimata è di 5mila beneficiari.

I SOLDI DELLE SCOMMESSE PER TUTTO LO SPORT – Era uno dei cavalli di battaglia del n. 1 della Figc, Gabriele Gravina (ma in realtà già da prima, era una vecchia idea di Tavecchio): un prelievo dall’1% delle scommesse per finanziare un fondo in grado di dare liquidità alle società in crisi. Il governo si è convinto: nasce il “Fondo per il rilancio del sistema sportivo nazionale”. Ma già dal nome si capisce la beffa: Gravina quei soldi li voleva per il suo pallone, saranno per tutto lo sport. Anche sulla cifra c’è poi da ridire: invece dell’1%, dovrebbe essere solo lo 0,75% (a un certo punto si era parlato addirittura dello 0,35%). Il betting muove circa 10 miliardi l’anno, in teoria la misura avrebbe dovuto valere 100 milioni, ma la percentuale sarà inferiore e pure il gettito considerando la crisi. Tanto che il governo fissa un minimo di stanziamento davvero esiguo: 80 milioni in 3 anni. Insomma, in attesa dei criteri di ripartizione e utilizzo, il rischio è che ci siano pochi soldi per troppe bocche. Messa così, sembra quasi più una sconfitta che una vittoria per il calcio. Ma con questi soldi, un contributo della Figc, i finanziamenti in arrivo da Fifa e Uefa si potrebbe comunque creare uno strumento di sostegno ai club.

BONUS 600 EURO: AUMENTANO I MESI (MA NON LE RISORSE) – Se questa bozza sarà definitiva, il mondo dello sport può sorridere in parte. Alcuni provvedimenti sono arrivati (come la Cig, la proroga per la sospensione di canoni e versamenti fino al 31 luglio, lo sconto del 60% sugli affitti degli impianti), altri sono stati rivisti (il Fondo dalle scommesse), altri ancora non ci sono: la Serie C di Ghirelli (ma è un tema che sta a cuore a tutte le discipline) proponeva un credito d’imposta per le sponsorizzazioni sportive. Un modo per tenere in piedi il legame tra imprenditoria e sport che rischia di spezzarsi con l’emergenza (gli sponsor sono calati da tempo, quanti resisteranno alla crisi?), salvando tante piccole società che costituiscono la base del movimento. Niente da fare, se ne riparlerà. Intanto un’ultima notizia per i lavoratori dello sport: come anticipato dal Fatto, il governo ha rinnovato anche ad aprile il bonus di 600 euro, e aveva previsto una pioggia di soldi (altri 150 milioni di euro). Sarà che intanto però i giorni passano, sarà che forse anche a Palazzo Chigi si sono accorti che lo stanziamento era eccessivo, ma il bonus è stato esteso su due mesi senza aumentare in proporzione le risorse: adesso ci sono 200 milioni per coprire aprile e maggio. I lavoratori fermi a casa, però, non sono diminuiti.

Twitter: @lVendemiale

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