Avevano già lanciato un allarme sul rischio, a fronte del Dl Liquidità licenziato dal governo, “di un imponente trasferimento di soldi pubblici a imprese mafiose e evasori”. Oggi in audizione alla Camera nelle Commissioni riunite Finanze e Attività produttive Giovanni Melillo, procuratore capo di Milano, e Francesco Greco, che guida gli uffici giudiziari di Milano, offrono le loro riflessioni per impedire che gli aiuti alle imprese e alle aziende possano finire nella mani della criminalità organizzata e non solo. Tante le proposte dei due magistrati da un codice rosso per le segnalazioni di operazioni sospette e la necessità di “reati seri”. Per il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, c’è il rischio usura per le aziende in difficoltà.

De Raho: “È essenziale applicare la norma sulla tracciabilità dei flussi finanziari” – “È essenziale applicare la norma sulla tracciabilità dei flussi finanziari. Nel decreto liquidità va inserita la tracciabilità dei flussi finanziari, tutti i movimenti devono essere registrati su conti correnti dedicati e devono essere effettuati tramite bonifico per consentire la piena – dice Cafiero De Raho, – Prefetture e Dna potrebbero gestire le informazioni prodotte con autocertificazione dalle aziende, riguardo i componenti della stessa”. Ma non solo: “Vanno potenziati monitoraggio e controllo delle segnalazioni per individuare soggetti potenzialmente pericolosi. Bisogna puntare sulla normativa antiriciclaggio, che ha già dimostrato la sua efficacia, e sulla segnalazione di operazioni sospette”.

Il capo dell’Antimafia segnala che “il rischio dei prestiti a usura c’è, l’ho sottolineato tantissime volte, la criminalità mafiosa ha un patrimonio straordinario. Sul traffico degli stupefacenti incamera 30 miliardi di euro l’anno. Il suo problema non è tanto la liquidità, ma il reinvestimento e la canalizzazione delle proprie ricchezze che offrono con forme persuasive più diverse raccogliendo il consenso degli imprenditori più in difficoltà. In questo momento le imprese più in difficoltà sono le più esposte. “Certamente il settore turistico, così come quello della ristorazione, è un ambito preferito dalle mafie per investire i loro denari”.

Melillo e il codice rosso per per le operazioni sospette – “Il Parlamento, come ha fatto per i reati di violenza domestica e di genere, può valutare una sorta di ‘codice rosso’ per le segnalazioni di operazioni sospette, per assegnare – spiega il procuratore di Napoli – priorità assoluta alla trattazione sia delle indagini che dei processi relativi ai più gravi abusi collegati alla dispersione di queste risorse e può farlo stabilendo scansioni temporali precise, sia per lo svolgimento delle indagini che per lo svolgimento dei giudizi”. Secondo Melillo questo “rafforzerebbe un’immagine di efficienza e anche di autorevolezza e credibilità dell’intervento giudiziario. Abbiamo bisogno di cose semplici, abbiamo bisogno di utilizzare al meglio gli strumenti esistenti, non c’è modo o tempo plausibile di inventarne di nuovi sul versante dei controlli e sul versante giudiziario”. Ma non solo 2″il meccanismo dell’autocertificazione può svolgere un ruolo fondamentale nell’orientamento delle valutazioni del sistema bancario, ma anche a protezione del sistema bancario dai rischi penalistici collegati all’erogazione del finanziamento”.

Secondo Melillo “un’autocertificazione dettagliata, articolata in griglie precise e semplici da verificare, consente di concentrare la responsabilità sul solo richiedente il finanziamento, così la banca, una volta ottenuta l’autocertificazione e potendo contare su riscontri immediati, non dovrebbe avere alcun problema di responsabilità. Ritengo che una soluzione legislativa affidata a una norma generale che stabilisca l’irrilevanza penale delle condotte dell’operatore bancario difficilmente supererebbe il vaglio di costituzionalità, tuttavia il meccanismo dell’autocertificazione e la previsione rigida di precisi limiti del controllo affidato all’operazione bancario eviterebbe la costruzione di ipotesi di responsabilità inappropriate”. Melillo ritiene che “qualche elemento di rassicurazione del sistema bancario può forse introdursi, il legislatore lo ha fatto nel 2010 quando ha previsto l’esenzione dai reati di bancarotta nell’ipotesi di pagamenti collegati all’esecuzione di concordati preventivi o di ristrutturazione dei debiti. Una norma di questo tipo ben potrebbe prevedersi anche rispetto alle attività di concessione ed erogazione dei finanziamenti garantiti dallo Stato”.

Greco: “Soldi veloci alle imprese, ma aumentare pene per chi se ne appropria” – I finanziamenti alle imprese contro la crisi determinata dall’emergenza sanitaria da coronavirus nascondono rischi per chi elargisce il denaro, ma anche ipotesi di reato che in quel caso vanno segnalate “immediatamente alle procure che si devono organizzare, come stanno già facendo”, per trattare i casi “in maniere efficace e rapida. Il tribunale di Milano dovrà prevedere dei canali processuali immediati” spiega Greco intervenuto in Commissioni. “Io sono perplesso della creazione di passaggi intermedi non usuali nel sistema già rodato e sperimentato in questa materia dell’antiriciclaggio e sono anche perplesso e non condivido la creazione di percorso nuovi che in periodo così di urgenza non vale la pena sperimentare perché hanno bisogno di essere verificati con calma. Lo Stato può rispondere bene con le sue strutture già adeguate, perché la normativa antiriciclaggio italiana e anche la capacità di intervento economica delle procure è ottima. Sono anche preoccupato per la dispersione del dato: troppi passaggi, troppe autorità che se ne occupano – sottolinea Greco – Quello che vorrei che si comprendesse è che il terminale sono le procure, forse una meditazione sul fatto che sarebbe opportuno ridurre la platea delle procure nell’intervento su questi reati andrebbe fatta”. Due i motivi principali della sua tesi: “le procure distrettuali hanno già l’organizzazione per affrontare questo tipo di operazioni” e perché “solo sul territorio e dal territorio deriva la conoscenza della mafiosità dei soggetti“, conclude il procuratore Greco.

Anche il procuratore capo di Milano parla di come deve essere l’autocertificazione: “Bisogna favorire la massima velocità, prevedere un’autocertificazione molto dettagliata ma che attribuisca la responsabilità delle dichiarazioni al soggetto che le rende, prevedere alla fine del finanziamento una rendicontazione dell’utilizzo di queste somme, garantire al massimo le banche dalla non compromissione con eventuali azioni penali che rischiano i soggetti che ricevono il finanziamento, aumentare la risposta repressiva dello Stato prevedendo dei reati adeguati alla gravità del momento e alla gravità di un’appropriazione indebita di denaro di cui in questo momento lo Stato italiano non si può permettere il lusso.

Per Greco “è fondamentale assicurare al finanziamento garantito dallo Stato la massima tempestività e immediatezza perché ogni ritardo pregiudica l’effetto sperato”, l’altro principio che deve guidare la normativa deve essere la “massima tutela dell’intermediario finanziario” in tal senso “la massima sicurezza” sarebbe garantita da due condizioni: “prevedere una seria autocertificazione che riguarda i requisiti patrimoniali, fiscali e reputazionali del soggetto che chiede il finanziamento” e dall’altro “prevedere dei conti dedicati per poter tracciare il denaro“; conti dedicati che riguarderebbero i finanziamenti “superiori ai 25mila euro”, perché “anche un controllo dello stato successivo non può disperdersi in mille rivoli”.

Secondo il procuratore capo di Milano alla fine dell’operazione si potrebbe prevedere “un obbligo di rendicontazione verificato dal collegio sindacale. Occorre tutelare al massimo il sistema bancario e inserire determinare” nell’autodichiarazione del soggetto che richiede il denaro ” determinati requisiti per evitare alla banca ulteriori accertamenti”, rispetto a quelli che già deve fare per l’attività di riciclaggio. “Lo Stato è in grado di utilizzare i propri apparati di prevenzione generale per verificare successivamente la criticità dell’autodichiarazione e anche l’eventuale l’impiego anomalo” dei soldi. Ovviamente questi accertamenti devono essere “veloci e tempestivi, non devono incidere sull’erogazione del finanziamento”, in caso di reato va comunicato immediatamente alle procure.

Del resto è opinione del magistrato che “un intervento serio prevede la necessità di reati seri, che siano adeguati al fatto, adeguati nelle pene perché qui stiamo parlando di soldi di tutti noi che non devono essere sperperati ma utilizzati per assicurare la continuità aziendale. La finalità della legge è fondamentale, ma il sistema italiano va a sopportare dei costi enormi che devono essere adeguatamente garantiti quando dei comportamenti anomali o criminali pregiudicano proprio la finalità della legge. A mio avviso bisogna modificare leggermente le fattispecie, aumentare le pene, personalmente lasciare sotto il profilo meramente amministrativo, quindi togliere via dal penale, i finanziamenti fino a 25mila euro. C’è questa possibilità nella norma, ma oggi la norma del 316 ter prevede il limite di 4-5mila euro, secondo me lo si può portare a considerazioni di fatto puramente amministrativo a 25mila euro”.

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