E’ necessario distinguere gli effetti che la pandemia può avere sul legame sociale da quelli che interessano il singolo individuo con lievi o acclarate patologie mentali. Per la tenuta della polis è fondamentale che l’angoscia che oggi la pervade non tracimi in panico. Parliamo di due momenti distinti dove il secondo è il precipitare peggiorativo del primo.

Il coronavirus è un elemento portatore di angoscia, quell’affetto umano compagno di vita nei momenti di transizione, una presenza diffusa e palpabile che fa capolino ogni qual volta si ha a che fare con ciò che è altro da noi. Può arrivare a sovrastare l’individuo sino a metterlo in scacco riducendolo alla sensazione di essere alla mercé dell’elemento angosciante quando questo sfugga al controllo.

Il coronavirus è privo di storia, sbucato spaventosamente nella nostra quotidianità, di origine opache e privo di una chiave di lettura per disinnescarlo. Dunque, come il passante che ci attende in fondo alla via con le mani in tasca, il timore è che possa soggiogarci, ucciderci, dividere per sempre le famiglie. Parlando di caos nelle città, è fondamentale un appello al ruolo della politica.

In ‘Psicologia della masse ed analisi dell’Io’, quando Freud fa l’esempio del capo caduto da cavallo, riferisce proprio di quel panico che si impossessa della folla quando il condottiero viene disarcionato (quando un guerriero grida ‘il generale ha perduto la testa’). E’ allora che la massa cade preda di quella confusione che può tramutarsi in sgretolamento quando ‘non si dà più retta ad alcun ordine del superiore […] e ognuno si preoccupa soltanto per sé. I legami reciproci hanno cessato di esistere e si scatena una paura sconfinata, irragionevole’. Il gruppo collassa a causa della decapitazione del vertice e il legame reciproco che teneva assieme i membri della comunità si sfilaccia perché ‘assieme al capo scompaiono anche i legami che uniscono gli uni agli altri i componenti della massa’.

Per questo motivo è fondamentale che chi occupa posizioni di garanzia resti saldo al proprio posto e non manchi di lanciare messaggi alla popolazione. Dal capo dello stato sino al sindaco della più piccola città italiana, sono dunque benvenuti i video messaggi mandati urbi et orbi, ufficiali, artigianali, emanati via radio o via web, che diano alla città la possibilità di vedere il posto di comando sempre occupato.

Non è un caso che la Costituzione americana imponga al vicepresidente di subentrare entro 48 ore al presidente in caso di sua morte repentina. Ne ‘Il Signore degli Anelli‘, Denethor è il reggente che ha il compito di organizzare la difesa di Gondor, assediata dalle forze del male. Ma la sua instabilità lo rende incapace di portare a termine tale compito, gettando ad ogni sua oscillazione la popolazione nel panico. Gli uomini cominciarono a sparpagliarsi, fuggendo a destra e sinistra come impazziti, (…) Denethor si levò in piedi dicendo: “Tutto ciò che facciamo è disastroso. Seguite chi volete”. […] Fu così che Gandalf prese il comando dell’ultima difesa della Città di Gondor (abbattendolo col bastone). Ovunque egli si recava i cuori degli uomini si riconfortavano e le ombre alate svanivano dalla memoria. […].

La mattina di giovedì 11 marzo 2004, tre giorni prima delle elezioni spagnole, quattro treni regionali di Madrid saltarono in aria in quattro differenti stazioni, uccidendo 190 persone e ferendone 257. L’intera Spagna accusò il colpo, trovandosi a gestire quest’urgenza alla vigilia della tornata elettorale. Quello che creò angoscia e confusione fu l’impossibilità di contare su di una verità nel merito dell’origine di tali attentati. La Spagna divenne teatro di manifestazioni di massa, svolte in un clima di tensione e di incertezza.

Il governo di José Maria Aznar non si dimostrò all’altezza della situazione, addebitando senza averne la certezza la responsabilità di tale strage al gruppo terroristico Eta. Il giorno stesso degli attentati iniziarono a venire alla luce elementi che scagionavano l’organizzazione basca, conducendo invece a chiare responsabilità di gruppi fondamentalisti islamici.

All’indomani dell’attentato, il Re si rivolse alla nazione con un messaggio che ottenne il risultato di impedire la frammentazione sociale, mostrare la fermezza contro ogni azione terroristica, spronare gli spagnoli a recarsi alle urne per rinsaldare le fondamenta democratiche della nazione. Affermando che “il vostro re soffre con voi” esortò gli spagnoli “all’unità contro la barbarie”, e contro la “pazzia che non ha nessuna giustificazione“. In questo modo l’Altro dimostrò di non barcollare, impedendo che il panico si propagasse nella nazione e favorendo uno svolgimento normale delle elezioni politiche.

Nel film ‘Habemus papam’ di Nanni Moretti, il pontefice viene colto da attacchi di panico allorquando si affaccia al balcone vaticano, segno iniziale della sua progressiva rinuncia ad occupare lo scranno di Pietro. Mentre nella diplomazia vaticana impera l’incertezza, la folla e la comunità cattolica mostrano i primi segnali disgregazione. Il portavoce Marcin Raijski intuisce il pericolo e vi sopperisce con un figurante, un’imponente guardia svizzera, che ne andrà ad occupare il posto nei papali appartamenti, passeggiando, muovendo le tende, mostrando in penombra la sagoma velata che tranquillizza e placa la folla e la preserva dallo sgretolamento.

Dunque, in questo momento, è bene che sindaci, assessori, responsabili di organizzazioni territoriali si mostrino. In video, in audio, con comunicati anche banali ma che riaffermino la loro presenza nella stanza dei bottoni. E’ bene dare la possibilità anche al più lontano dei cittadini di non sentirsi in balia di questo o quel masaniello che, mancando la voce ufficiale, non mancherà di proporsi. Quando la luce della legge va opacizzandosi, le iene iniziano a sbucare.

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