La sofferenza per i tanti decessi, le storie di anziani costretti a morire da soli, l’esser obbligati a stare chiusi in casa, sono drammi che questo Paese non potrà mai dimenticare. Siamo travolti da un uragano che sta scoperchiando tutte le nostre abitudini e convinzioni. In Senato ci si guarda a distanza, a volte con diffidenza, il prossimo è visto come un possibile untore; dagli occhi di amici colleghi trapela la paura e frustrazione nel non potersi neppure stringere la mano. Questo è un dramma sanitario, economico, ma anche umano.

Io sono persuaso che ne usciremo presto, ma è fondamentale un nuovo inizio, perché nulla sarà come prima. Come accadde dopo il secondo conflitto mondiale, all’Italia serve un nuovo patto sociale, che possa ricostruire questo paese. Lo Stato deve essere rafforzato dopo i continui attacchi subiti negli ultimi anni dai fanatici del libero mercato. Un’idea di uno Stato che attua politiche keynesiane è antitetica a quella di personaggi come Mario Draghi, già Goldman Sachs, oggi da più parti sponsorizzato per sostituire Giuseppe Conte. Draghi, con la lettera minatoria che scrisse al governo italiano nel 2013 insieme al Presidente uscente della Bce Jean-Paul Trichet, è per me uno dei fautori dello smantellamento dello stato sociale, sanità compresa. Se oggi Draghi ha mutato posizione è una notizia positiva, ma non va dimenticato il suo passato.

Lo Stato deve riprendersi le chiavi di casa sia dal punto di vista economico che sociale. Serve una celere riconversione industriale, questo nemico invisibile non può essere sconfitto da nuovi F-35, ma da una sanità all’avanguardia. Quando nuove sfide come quella ambientale si paleseranno, come oggi sta facendo questa pandemia, dobbiamo essere pronti.

La politica schiacciata in questi anni dal dogma economico deve riprendersi il suo posto di guida. Non sarà facile e gli attuali leader mondiali sono una prova della penuria vigente. Il presidente Conte e l’intero governo stanno dimostrando grande serietà e fermezza, tutto il mondo, all’unisono, riconosce che siamo stati i primi a non aver sottostimato il pericolo. Oggi esiste un modello Italia, un modello che stanno seguendo ovunque. Ma non è sufficiente. All’Italia, quando l’uragano invisibile si sarà placato e avrà distrutto il tessuto economico, servirà una nuova costituente, proprio come accadde nel 1947. È indispensabile un nuovo piano Marshall che aiuti famiglie, imprese e le tante partite Iva che sono già in immensa difficoltà. Altro che Mes con le sue trappole che mirano ancor di più a spolpare gli Stati a vantaggio di multinazionali e speculatori.

Ma il problema non è solo economico, serve una nuova visione. Al nostro Paese è indispensabile un’unità che possa sintetizzare le migliore idee e proposte per ricominciare, per rinascere insieme. Da più parti, a partire dal presidente Sergio Mattarella, sono giunti appelli alla collaborazione. Ma temo che questo in Italia non sarà possibile perché l’opposizione è tenuta in ostaggio da due personaggi che si atteggiano a patrioti mentre agiscono con un comportamento da sciacalli.

In piena emergenza nazionale Salvini, e il suo omonimo Renzi, hanno tentato di dare una spallata al governo Conte. Come si fa a tessere tali trame mentre al Paese serve stabilità e unità? Come si fa a rilasciare dichiarazioni a giornali stranieri pugnalando alle spalle l’immagine del nostro Paese? Pur sapendo che il Parlamento non ha mai chiuso, Salvini ne ha chiesto la riapertura, ogni giorno partorisce una bufala a cui purtroppo molti cittadini impauriti e arrabbiati credono.

Giorgia Meloni, in questa gara a chi azzanna di più, addirittura ha definito il presidente Conte “criminale”. Ma non è responsabilità di Conte se la sanità è stata depotenziata con tagli da 37 miliardi di euro negli ultimi anni per favorire privati compiacenti. Chi era al governo con Berlusconi mentre si assassinava la sanità pubblica? Chi era alleato di quel Formigoni che è finito in carcere per le tangenti alla sanità in Lombardia? Quanti sono i condannati e gli inquisiti della Lega e di Fratelli d’Italia? Se il tempo che viviamo non fosse doloroso, sarebbe da ridere quando Meloni etichetta l’azione del governo come “regime”.

Mentre lorsignori si pavoneggiano in trasmissioni compiacenti e certe élite economico finanziarie sponsorizzano Draghi, Conte lavora incessantemente e grida a una parte di Europa sorda, la nostra posizione. Concludo con una confidenza, questa mattina prima di tornare in Toscana, sono passato appositamente da Via Fani perché ieri notte prima di addormentarmi mi ritornava in mente una frase di Aldo Moro che reputo molto attuale: “Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere”.

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