In teoria, dovrebbero scattare quest’anno le sanzioni per tutti i costruttori che non rispettano le nuove norme ambientali in tema di emissioni inquinanti: da gennaio, la legge impone ai fabbricanti d’auto di non oltrepassare la media dei 95 g/km di CO2 sul 95% della loro gamma, percentuale destinata a toccare il 100% nel 2021 (la soglia si abbasserà a 80 g/km nel 2025 e a 59 g/km nel 2030). I trasgressori verrebbero puniti con una penale di 95 euro per ogni grammo emesso oltre il suddetto limite, moltiplicato per il numero di auto vendute. Si parla di centinaia di milioni di euro, quindi.

In pratica, però, la pandemia Coronavirus potrebbe rimettere tutto in discussione: lo sconquasso che sta attraversando l’industria automobilistica e quella della componentistica – tutti gli stabilimenti produttivi sparsi per il continente e in altre regioni del mondo sono fermi – e le buie previsioni di mercato per il 2020, hanno spinto i costruttori a chiedere indulgenza all’Europa, tramite una lettera destinata alla presidentessa della Commissione, Ursula von der Leyen, e firmata da Acea (associazione dei costruttori auto), Clepa (fornitori di componentistica), Etrma (produttori di pneumatici) e Cecra (riparatori).

Oggetto della missiva? La richiesta di una proroga sull’entrata in vigore della suddetta normativa. “Attualmente non si sta svolgendo alcun tipo di lavoro su produzione, sviluppo, test o omologazione. Uno stop che sconvolge i piani che avevamo fatto per prepararci a rispettare per tempo le leggi presenti e future”, si legge nella lettera, che fa istanza di “apportare qualche aggiustamento alla tempistica di queste leggi”. Anche se, va detto, i costruttori avrebbero dovuto farsi trovare pronti alle nuove leggi già all’inizio dell’anno in corso. Ma è pur vero che, con un mercato alle corde e multe milionarie da saldare, molte aziende rischierebbero il baratro, portandosi appresso migliaia di posti di lavoro. Già adesso “la maggior parte dei dipendenti è tecnicamente disoccupata o – quando possibile – lavora da casa”.

“Il nostro settore è ad alta intensità di capitale” si legge ancora nella lettera: “Senza nuovi ricavi, molte società si troveranno ad affrontare notevoli problemi di liquidità nel breve e medio termine. I livelli di liquidità disponibili variano da un settore all’altro, ma diverse società potrebbero trovarsi ad affrontare carenze di liquidità nel giro di qualche settimana”. Da qui la richiesta di maggiore clemenza e di spostare in avanti il rigido computo sulle emissioni inquinanti, lasciando ai giganti dell’auto più tempo per adeguarsi alle regole. All’atto pratico, significa che se un costruttore vendesse 900 mila auto e sforasse di 5 grammi rispetto a quanto stabilito dalla legge, pagherebbe oltre 427 milioni di euro di sanzione (95 euro moltiplicato per 5 grammi, moltiplicato per 900.000 auto). Soldoni che, in epoca di Coronavirus, potrebbero fare la differenza fra la sopravvivenza e la bancarotta. Anche se, ricordiamolo, le multe sono calcolate sulle auto che si vendono: con le concessionarie vuote, si abbassa anche il loro ammontare.

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