Dopo due settimane decisamente fuori dalla norma, resta a casa, da martedì 24 marzo, buona parte dei 70mila frontalieri italiani che ogni giorno attraversano il confine per recarsi in Svizzera a lavorare. All’annuncio del decreto di due settimane fa che chiudeva in isolamento la Lombardia e altre 14 province è arrivata la prima novità: “Almeno il 30% dei lavoratori nel settore sanitario è stato fortemente invitato a fermarsi a dormire in diversi alberghi svizzeri per non rimanere bloccato in Italia in caso di chiusura improvvisa delle frontiere”, racconta a ilfattoquotidiano.it Andrea Puglia dell’ufficio frontalieri dell’Organizzazione Cristiano Sociale Ticinese, cioè uno dei sindacati più importanti del Cantone. Una misura che ha creato più di qualche malumore tra i lavoratori. Poi, la situazione è cambiata anche per le chiusure dei negozi (dalla mezzanotte di sabato 14 marzo), delle scuole (da lunedì 16 marzo) e (da sabato 21 marzo nel Canton Ticino) di tutte le attività produttive non essenziali (ovvero “la filiera farmaceutica, medica e agroalimentare”). In Ticino intanto sono da giorni attivi diversi posti di blocco e sono stati chiusi progressivamente 17 valichi.

Quattromila frontalieri lavorano nella sanità ticinese
Il Cantone che confina con la Lombardia è stato il più colpito dalla pandemia di coronavirus. Nell’ultimo aggiornamento dello Stato Maggiore di condotta che è stato reso noto lunedì 23 marzo, i positivi erano 1.165 mentre i decessi sono saliti a 48 a fronte di oltre 8mila contagi e 66 morti in tutta la Svizzera. E sono circa 4mila i frontalieri che sono impegnati nel settore sanitario. A loro sono state riservate corsie preferenziali sull’autostrada che porta oltreconfine a Chiasso. Qualche giorno fa il medico cantonale Giorgio Merlani aveva lanciato l’allarme in conferenza stampa, come riporta Ticinonews, sul fatto che i dottori e gli infermieri potrebbero anche essere eventualmente precettati dall’Italia (anche se l’ordinario di diritto costituzionale della Bocconi, Giuseppe Franco Ferrari, ha detto alla tv svizzera che ci vorrebbe prima un passaggio parlamentare). Un’evenienza improbabile che potrebbe però causare diversi problemi agli ospedali ticinesi che stanno esaurendo anche i posti in terapia intensiva.

“Qualcuno ha dormito in Svizzera anche per tutto il weekend”
Le due settimane che hanno preceduto la chiusura non sono state tuttavia facili per i lavoratori italiani. Qualcuno è stato fortemente invitato a rimanere a dormire negli alberghi svizzeri (anche nei weekend) temendo una chiusura completa delle frontiere. Racconta un frontaliere: “C’è chi ha dormito in Svizzera per tutto l’ultimo weekend da venerdì, nonostante fosse un giorno di vacanza per la festa di San Giuseppe. Ma poi è andato a lavorare solo lunedì, prima della chiusura delle aziende del giorno successivo”.

“Non erano rispettate le distanze di sicurezza”
Le misure di prevenzione sanitarie sul posto di lavoro sono state piuttosto blande secondo due dipendenti: “Non erano rispettate le distanze di sicurezza (se non quando controllava la polizia) e abbiamo continuato ad andare al lavoro con il car pooling”. Fino alla situazione piuttosto confusionaria delle ultime ore: “Alcuni di noi sono riusciti a passare dai valichi aperti, altri sono stati fermati dalla polizia”. “Da martedì pomeriggio comunque deve essere tutto chiuso, tranne l’essenziale”, ci conferma il sindacalista Andrea Puglia. E la data di riapertura, fissata per diversi alla prossima settimana, resta un rebus.

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