A volte poche centinaia di euro, altre molto di più. Il massimo a fine luglio di due anni fa, quando a finire sul proprio conto fu la somma di 2170 euro. In totale il 65enne Antonino Randazzo è accusato di essersi appropriato di quasi 25mila euro destinati dall’Assemblea regionale siciliana al gruppo Sicilia Futura, il partito dell’ex ministro Totò Cardinale che nell’isola ha di recente celebrato il matrimonio con Italia Viva, unendosi ai fuoriusciti del Pd guidati da Luca Sammartino. Dal 2017, Randazzo ha lavorato con Sicilia Futura come dipendente parlamentare, con il compito di gestire anche i fondi del gruppo, comprese le somme destinate al pagamento degli stipendi degli assistenti dei deputati. Una posizione che, secondo la procura di Palermo, ha consentito al 64enne di impossessarsi del denaro con facilità. Per questo il pm Giovanni Antoci ha dato incarico ai finanzieri del gruppo di Palermo, guidati dal colonnello Alessandro Coscarelli, di sequestrare 24.774 euro dai conti di Randazzo. L’accusa per l’uomo è di peculato.

Il caso era emerso, un anno fa, nel corso di uno dei periodici controlli che la Corte dei Conti fa sui rendiconti parlamentari dei gruppi politici che operano all’Ars. Nella delibera numero 94, i magistrati contabili hanno ravvisato un’anticipazione degli stipendi per i dipendenti di Sicilia Futura in merito al 2018. Osservazioni a cui aveva avuto modo di rispondere l’allora presidente del gruppo parlamentare Nicola D’Agostino. “Ha riferito che tutte le anticipazioni sugli stipendi sono state effettuate in mancanza della sua autorizzazione”, si legge nel documento della Corte dei Conti. Il deputato regionale, che oggi guida il gruppo S.F. Italia Viva, specificò che Randazzo aveva agito “abusivamente” sui conti del gruppo.

A beneficiare di quei soldi sarebbero stati anche altri colleghi. A sottolinearlo fu la stessa Corte, specificando che dei quasi 25mila euro, circa 3500 erano stati recuperati poco dopo la scoperta dei bonifici anticipati. La parte restante, secondo gli inquirenti, sarebbe finita nei conti di Randazzo. L’uomo rientra tra i cosiddetti lavoratori stabilizzati all’Ars. Una definzione che la Corte dei Conti in più di un’occasione ha definito “impropria” e che consiste in un elenco di professionisti a cui i gruppi parlamentari a inizio di ogni legislatura possono decidere di attingere.

Nonostante si sia impegnato in un piano di rientro, che secondo a quanto risulta al fattoquotidiano.it si è già concluso positivamente, Randazzo adesso dovrà affrontare l’accusa di avere sottratto denaro pubblico in maniera illegittima. Sul punto, infatti, la procura di Palermo ha specificato che l’impegno “non esclude il reato relativamente agli importi restituiti, in ragione del carattere istantaneo del delitto di peculato” in quanto “l’istituto del risarcimento del danno mira specificamente al ristoro del danneggiato e prescinde da1l’esistenza di vantaggi conseguiti dal reo”. Vantaggi che, nel caso ci fossero stati, i magistrati hanno deciso di rendere nulli con il sequestro.

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