Assistiamo alla comparsa del vero cigno nero, un evento non tanto imprevedibile quanto ingestibile, che produce reazioni irrazionali che lo ingigantiscono oltre misura.

Chi pensava che la crisi dei mutui subprime e il crollo della Lehman Brothers fossero un esempio chiaro del cigno nero deve oggi ricredersi: era solo grigio. Allora il sistema finanziario sapeva come muoversi, le autorità monetarie avevano in mano strumenti adeguati per reagire, ma soprattutto era possibile “comprarsi” la via d’uscita: bastava inondare il sistema di denaro, denaro stampato ad hoc e pompato un po’ dovunque. Uscire dalla crisi economica e finanziaria mondiale creata dal coronavirus stampando carta moneta non è possibile, non possiamo ‘comprare’ la stabilità. Allora?

Prima di rispondere a questa domanda è bene chiarire alcuni punti e guardarsi un attimo indietro. Possibile che un virus simile possa mettere in ginocchio il mondo? Il coronavirus è infatti un nuovo virus influenzale, quindi potremmo essere tutti contagiati perché nessuno di noi possiede gli anticorpi.

Per capire questo meccanismo basta ricordare ciò che avvenne quando i colonizzatori europei approdarono nel Nuovo mondo, in particolare in America Latina. Infettarono gli indios con malattie che questi ultimi non conoscevano, e così uno dopo l’altro tutti se le presero. L’epidemia cessò quando i sopravvissuti svilupparono gli anticorpi grazie al contagio. E’ molto probabile che il contagio del coronavirus cesserà quando i 7 miliardi di abitanti di questo pianeta lo avranno tutti avuto.

Fortunatamente il coronavirus non ha un tasso di mortalità elevato: non è l’Ebola né la peste. Ma la reazione irrazionale del mondo intero lo rende tanto pericoloso quanto queste malattie. Ma perché non si è detto subito che era un nuovo virus influenzale poco pericoloso per le persone in buona salute? Sicuramente i cinesi questo lo sapevano: forse non lo hanno detto perché pensavano di risolvere il problema in casa.

Ma quando si sono resi conto che non era possibile perché non hanno fatto appello all’Organizzazione mondiale della sanità? Una risposta plausibile è la paura: Pechino non si fidava di come questa istituzione avrebbe reagito, temeva di essere messa alla gogna, di non essere creduta, in altre parole mancava la fiducia reciproca. E questo è davvero un grosso problema in un mondo globalizzato, ce ne stiamo accorgendo in questi giorni.

Tornando al crollo della Lehman, nel fine settimana antecedente al fallimento si tennero riunioni frenetiche a porte chiuse, lontano dalla stampa, tra i vertici della finanza mondiale. Da un capo all’altro del mondo si mise in atto un piano strategico, vennero discusse e accettate delle direttive per arginare la crisi e il lunedì mattina questo fronte compatto si mise al lavoro. In altre parole la genesi della crisi fu gestita attraverso un lavoro di squadra mondiale. In finanza e in quel frangente ci si fidava gli uni degli altri.

Un comportamento analogo bisognava averlo a gennaio quando ormai era certo che l’epidemia era partita. Invece è accaduto esattamente il contrario, si è perseguita la politica del ‘dagli all’untore’ ben descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi. Prendersela con i cinesi è stato un errore, li ha messi sulla difensiva e ha spinto il resto del mondo a emarginarli quando invece c’era bisogno di collaborare.

Ma non basta: si è usato anche un protocollo vecchio. L’Organizzazione mondiale della sanità doveva chiaramente mettere in guardia contro le misure applicate per la Sars all’inizio del secolo, poiché era chiaro che non avrebbero funzionato oggi. Il virus si trasmette per stretto contatto e oggi siamo tutti molto ma molto più vicini gli uni agli altri: basta menzionare il turismo di massa o le navi da crociera, focolai fenomenali per le epidemie. L’Oms doveva anche mettere in guardia contro le conseguenze per l’economia mondiale della psicosi, dell’isteria popolare. Infine doveva fare appello ai media per evitare il panico.

A che serve avere organismi internazionali se quando arriva un cigno nero o grigio questi non ci guidano? Il Fondo Monetario, la Banca Mondiale ai tempi del crollo della Lehman vennero tenuti all’oscuro delle negoziazioni. In un mondo globalizzato non è possibile non avere trasparenza e chiarezza; di fronte a problemi globali come il coronavirus ci vuole una global governance basata sulla fiducia reciproca, ma a quanto pare tutto ciò non è possibile. Ci vuole anche una classe politica che sia in grado di gestire un cigno nero intelligentemente. Anche questa è carente.

Intanto il panico e l’isteria si diffondono ancora più velocemente del virus. Anche qui negli Stati Uniti, dove il presidente Trump continua a dire che l’epidemia è sotto controllo e il rischio basso, è iniziata la corsa agli scaffali dei supermercati: impossibile trovare le mascherine, per non parlare poi delle confezioni di pasti sottovuoto che si conservano per decenni, anche queste svanite.

Morale: se il mondo non si ravvede ad aprile il sistema produttivo mondiale inizierà a fermarsi e non sarà così semplice farlo ripartire. E’ probabile che sarà un raffreddore a scatenare il grande crollo che tutti si aspettavano con i mutui subprime.

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