Il gup di Milano Valerio Natale ha disposto il rinvio a giudizio di Gianfelice e Paolo Rocca, rispettivamente presidente e ad della multinazionale delle infrastrutture Techint, del cugino e manager Roberto Bonatti e della cassaforte lussemburghese San Faustin. Secondo i pm Donata Costa, Fabio De Pasquale e Isidoro Palma, tra 2009 e 2014 furono pagate tangenti per circa 6,6 milioni di euro a Renato Duque, direttore dei servizi del gruppo petrolifero brasiliano Petrobras, “affinché lo stesso compisse atti contrari ai suoi doveri d’ufficio per favorire Confab“, società all’epoca dei fatti controllata da San Faustin attraverso Tenaris, “non bandendo gare pubbliche internazionali” per 22 contratti per la fornitura di tubi industriali per un fatturato di 1,4 miliardi. La prima udienza è stata fissata per il 14 maggio.

Secondo la ricostruzione dei pm il denaro proveniva da “conti correnti, gestiti dagli indagati attraverso la struttura di San Faustin Lugano e alimentati attraverso utili prodotti” dalla holding del gruppo Techint e da alcune società controllate. L’ex presidente di Assolombarda era indagato dal 2016 quando è stata perquisita la San Faustin, attraverso cui la famiglia Rocca controlla la Techint, il gruppo leader nei tubi in acciaio Tenaris e l’ospedale Humanitas. Il fascicolo della Procura di Milano è nato dalle dichiarazioni di due indagati nell’ambito della “Mani pulite brasiliana” Lava Jato, maxi inchiesta sui presunte fondi neri versati da Petrobras a politici di governo e opposizione e sulle presunte mazzette di imprese di ingegneria e costruzione alla stessa Petrobras per aggiudicarsi appalti.

“Siamo certi che il giudizio dinanzi al Tribunale chiarirà l’assoluta correttezza dei comportamenti della Società e l’estraneità ai fatti contestati dei membri del board”, si legge in una nota di San Faustin. “Dalla minuziosa analisi di tutti i documenti d’indagine depositati presso la Procura della Repubblica di Milano, – sottolinea il comunicato stampa – non vi è traccia di alcun coinvolgimento dei tre dirigenti né di San Faustin nella presunta azione corruttiva in Brasile. Dalle stesse carte, risulta che nessuna società italiana del Gruppo è mai stata coinvolta in queste vicende”.

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