Il taglio del cuneo fiscale previsto dalla legge di Bilancio sarà realtà a partire da luglio. Venerdì è stato trasmesso al Senato per la conversione in legge il decreto con i dettagli sull’intervento, che riguarderà i redditi compresi tra 8.145 e 40mila euro. Ma l’allargamento del bonus di 80 euro renziano e la nuova detrazione per chi guadagna oltre 28mila euro avranno un effetto collaterale indesiderato. Simone Pellegrino, professore associato di Scienza delle finanze all’Università di Torino, su lavoce.info ha spiegato che l’aliquota marginale effettiva salirà al 45% per i redditi tra 28mila e 35mila euro e addirittura al 61% per quelli tra 35mila e 40mila euro. Non significa, ovviamente, che chi guadagna quelle cifre dovrà versare 600 euro ogni 1000 al fisco: l’impatto è sul reddito marginale, cioè quello “in più”, ricevuto per esempio per effetto di straordinari o premi di risultato.

Il bonus allargato e la nuova detrazione – Partiamo dalle novità contenute nel decreto pubblicato in Gazzetta ufficiale il 5 febbraio. Il governo ha deciso di distribuire i circa 3 miliardi stanziati in manovra per il taglio del cuneo con un “sistema misto“. I single senza detrazioni per oneri che guadagnano meno di 8.145 euro continuano a rimanere esclusi. A partire da quella cifra e fino a un reddito lordo di 28mila euro scatta, per tutti i dipendenti pubblici e privati, un aumento dell’attuale bonus di 80 euro, che viene portato a 100 euro mensili. Chi prende tra 26.600 e 28mila euro non ha attualmente diritto al bonus, per cui avrà il beneficio più evidente. Salendo nella scala dei redditi, i contribuenti che guadagnano tra 28mila e 35mila euro si vedranno riconoscere non il bonus ma una nuova detrazione, sempre di 80 euro al mese, che andrà gradualmente decrescendo man mano che si arriva a 40mila euro. La platea dei beneficiari si allarga dagli 11,7 milioni che già percepiscono il bonus Renzi a 16 milioni di lavoratori. La relazione di accompagnamento precisa che la misura è già di carattere strutturale per la parte relativa al trattamento integrativo, mentre la detrazione verrà stabilizzata dal 2021. Ma il tutto dovrà essere incardinato nella riforma complessiva dell’Irpef che il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha annunciato per i prossimi mesi.

Gli effetti collaterali – Il problema, fa notare Pellegrino, è che questi benefici concessi ad alcune fasce dipendenti da un lato creano una forte disparità di trattamento rispetto ai pensionati, dall’altro hanno ripercussioni pesanti sulle aliquote marginali effettive. Si tratta delle imposte che gravano su un incremento di reddito e vengono calcolate tenendo conto non solo delle cinque aliquote Irpef legali (23, 27, 38, 41 e 43%) ma anche delle detrazioni per lavoro dipendente e carichi familiari, degli assegni familiari e di eventuali bonus. Gli 80 euro attuali già comportano per gli 1,3 milioni di dipendenti che guadagnano tra 24.600 e 26.600 euro – fascia nella quale il bonus decresce rapidamente fino ad azzerarsi – una aliquota marginale effettiva che schizza all’80 per cento. Vale a dire che lavorare di più risulta per loro poco conveniente, perché l’80% del reddito aggiuntivo da straordinari se ne va tra maggiori imposte e minore bonus. Tradotto: lavorare di più per ottenere 100 euro lordi comporterebbe un aumento del reddito disponibile solo di 20. Il fatto è che con il bonus rafforzato questo paradosso riguarderà una fascia di lavoratori ancora più ampia, e non di poco: tra 5 e 5,5 milioni di persone.

Aliquota marginale tra 45 e 61% per redditi medi – Tra 28mila e 35mila euro di reddito lordo, come si vede dal grafico pubblicato dal docente su lavoce.info che riproponiamo qui sopra, l’aliquota marginale sale al 45%, contro il 41 attuale. E tra 35 e 40mila euro arriva fino al 61 per cento. Una percentuale molto superiore rispetto all’aliquota legale più alta, quella del 43% che si applica a redditi oltre i 75mila euro. Risultato: un crollo dell’incentivo ad aumentare le ore lavorate, perché il gioco non vale la candela. In più “di certo non si tratta di una semplificazione del sistema”, commenta Pellegrino. Che sottolinea come il potenziamento del bonus renziano renderà più ardua la riforma organica dell’Irpef: “Una volta introdotto un beneficio così gonfiato per alcune fasce di contribuenti, toglierlo sarà politicamente difficile“.