Avevano sentito puzza di bruciato, intuito che la situazione stava precipitando. E quindi era iniziata l’operazione ‘salvataggio’ con lo svuotamento dei conti, proprio mentre ai correntisti si chiedeva di restare calmi e non farsi prendere dal panico delle voci sulla banca. Assegni circolari, libretti di deposito, bonifici tutti in uscita dalla Popolare Bari e girati verso Banca Sella prima e Banca Popolare Pugliese poi su conti intestati alle mogli o aziende di famiglia, inattive da anni: fu un “occultamento dei profitti illeciti”, lo chiamano i pm, quello che negli ultimi venti giorni di dicembre, quando PopBari era ormai prossima al commissariamento e poi nelle settimane successive, hanno messo in atto Marco e Gianluca Jacobini, gli ormai ex “padroni” dell’istituto di credito pugliese che secondo l’ex vice responsabile della Direzione Crediti, Benedetto Maggi, avevano un “potere assoluto”.

Una mossa per tentare di evitare sequestri che però alla fine si è trasformata in uno dei motivi degli arresti scattati all’alba su ordine del giudice per le indagini preliminari Francesco Pellecchia. Nell’ordinanza che ha colpito anche il manager di PopBari Elia Circelli e l’ex ad Vincenzo De Bustis Figarola viene ricostruita l’intero flusso di denaro in uscita. L’allarme parte dall’Unità di Informazione finanziaria della Banca d’Italia che gira ai commissari le note di tutti i movimenti sospetti, prontamente inviate alla procura guidata da Giuseppe Volpe da Enrico Ajello e Antonio Blandini, scelti per gestire l’istituto di credito dopo la decisione del Consiglio dei ministri del 13 dicembre.

Gianluca Jacobini aveva iniziato a svuotare i conti già ventiquattr’ore prima: il 12 emette una serie di assegni circolari per un totale di 180mila euro da un conto corrente cointestato con la moglie a un conto aperto in Banca Sella dalla sola consorte. Così il saldo di quel suo rapporto con PopBari scende ad appena 16mila euro, sostanzialmente spiccioli per chi nel 2018 ha intascato 3 milioni lordi di stipendio dalla banca sull’orlo del crac. Lo stesso giorno si muove anche il padre Marco, che estingue tutti i liberi di deposito intestati alla moglie ed emette assegni circolari per 797.076 euro. Quei libretti, si legge nelle carte, “erano stati principalmente alimentati, negli anni, mediante assegni tratti da Marco Jacobini”.

L’ex dominus della Popolare barese in quelle 24 ore è iperattivo. Da un altro libretto di deposito cointestato partono altri 6 bonifici che vanno dai 50mila ai quasi 5 milioni di euro finiti in un suo altro conto corrente, alla moglie e alla suocera, nonché a un’agenzia assicurativa Allianz gestita da se stesso e alla Masseria Donna Giulia srl, società agricola di famiglia “sostanzialmente inattiva”. Per gli inquirenti il fine delle operazioni è chiaro: “Dimostrano l’intenzione di sottrarre profitti illeciti ad eventuali operazioni di sequestro”.

Anche perché i movimenti continuano nei giorni successivi e sono al cento di altre due segnalazione di Bankitalia. Il 20 dicembre Marco Jacobini con 3 operazioni sposta un totale di 5 milioni e 190mila euro su un conto cointestato presso la Banca Popolare Pugliese e due conti intestati alla moglie presso lo stesso istituto di credito. Si tratta dello stesso rapporto bancario sul quale – ricostruiscono gli inquirenti – sono stati versati 29 assegni circolari emessi il 12 dicembre per un totale di 780mila euro.

Articolo Precedente

Prescrizione, il presidente della Cassazione: “Riforma incrementa nostro carico di lavoro. Varare norme per velocizzare i processi”

next
Articolo Successivo

Popolare di Bari, la banca è “ancora sottoposta al controllo e al potere illecito” degli Jacobini. Il padre Marco “governava con lo sguardo”

next