L’ultimo prezioso passaggio di testimone avverrà in uno stadio. Da una parte, sugli spalti, almeno 15mila studenti. Dall’altra la protagonista e non c’entra né lo sport né la musica: sarà la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz, da trent’anni testimone della Shoah. L’appuntamento sarà a giugno e sarà l’ultimo incontro di centinaia di incontri con i ragazzi delle scuole. Una lunga, incessante missione di trasmissione della memoria che porta avanti da trent’anni, e che ora ha scelto di concludere in luogo simbolico che le è molto caro: Rondine, la Cittadella della Pace in provincia di Arezzo, dove un’organizzazione ha trasformato un piccolo borgo medievale in un luogo di incontro per “amici-nemici”, ragazzi che provengono da Paesi in guerra tra loro, che vivono e studiano insieme. Israeliani e palestinesi, serbi e croati, tutsi e hutu. “Ho degli amici speciali lì – ha spiegato durante la trasmissione Che Tempo Che Fa – un posto così è l’espressione di quello che io spero nella mia vita di vedere, quindi ho deciso di concludere la mia vita di testimone lì ad Arezzo, in un luogo per la pace“.

L’evento non avverrà nel piccolo borgo di Rondine, ma nello stadio di Arezzo, vista la grande quantità di persone che parteciperanno: sono attesi oltre 15mila ragazzi provenienti da tutt’Italia, oltre a rappresentanti delle istituzioni e del mondo culturale. Liliana Segre “è un bene comune troppo grande per essere accolto unicamente da Rondine – ha spiegato in una nota Franco Vaccari, fondatore e presidente della Cittadella della Pace – Come i beni comuni più preziosi, questa eredità la accoglieremo insieme ad altri, formeremo un comitato a livello nazionale dove soggetti pubblici e privati concorreranno al successo dell’operazione. Abbiamo già le prime entusiastiche disponibilità”. Anche il presidente della Repubblica Mattarella – si dice – avrebbe ricevuto un invito. Tra Vaccari e Liliana Segre c’è un’amicizia che dura da più di vent’anni: la missione di Rondine è quella di creare ponti tra persone diverse per superare l’odio “esattamente come Liliana Segre scelse di fare, il giorno della sua liberazione, al termine della cosiddetta ‘marcia della morte,’ rinunciando a farsi giustizia e a uccidere il proprio aguzzino – prosegue la nota – Ed è proprio sul valore della relazione e dell’amicizia che Segre ha deciso di voler affidare la propria memoria a Rondine”. Non si conosce ancora la data precisa dell’ultimo incontro perché, hanno spiegato da Rondine, bisogna mettere a punto imponenti misure di sicurezza.

Liliana Segre si è sempre definita “un araldo che aveva il dovere di testimoniare quello che aveva visto”: dopo il lager, ha raccontato, ci sono stati 45 anni di silenzio. L’impossibilità di ripensare, raccontare e rivivere l’orrore. Poi, con la nascita dei nipoti, qualcosa è cambiato: lì ha scelto di compiere quello che considera “un dovere” e passare il testimone alle future generazioni, affinché la memoria non vada perduta. Un viaggio nelle scuole d’Italia compiuto “con una frequenza enorme, in certi periodi”, ma che ora sta per terminare. Nel corso della trasmissione ha spiegato anche i motivi che l’hanno spinta a prendere questa decisione, maturata negli ultimi anni: “Quando racconto la mia storia c’è in me uno sdoppiamento pericoloso: io negli anni sono diventata la nonna di me stessa, di quella ragazzina che non mi libera mai. Anche ora, nel novantesimo anno della mia vita, vengo sempre riportata indietro da quella ragazzina lì che non mi dà più pace. E io ne ho una pena così infinita, che è faticoso per me che sono nonna, uscire dalla scuola dove ho appena parlato di questo e riprendere la mia vita normale”.

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