Cultura

Morto Emanuele Severino, il filosofo aveva 90 anni: tra i suoi allievi Umberto Galimberti e il cardinale Angelo Scola

Di convinzioni radicali, la polemica con la Chiesa cattolica gli costò la cattedra a Milano. La notizia della scomparsa è stata data a funerali già avvenuti. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha espresso la sua tristezza per la scomparsa in un post sui social: "Un grande pensatore"

di F. Q.

Il filosofo Emanuele Severino è morto all’età 90 anni lo scorso 17 gennaio: l’annuncio è stato dato a funerali avvenuti. In aperta polemica con la Chiesa cattolica, Severino ha spesso criticato sia il capitalismo sia il comunismo, ma anche la sinistra in quanto “non è più socialdemocrazia”. Al centro della sua produzione filosofica la negazione del divenire: per questo viene considerato il filosofo dell’essere e dell’eterno. “Un grande pensatore, di caratura internazionale” lo ha definito il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che si è detto “profondamente rattristato” dalla notizia della sua scomparsa.

Nato a Brescia, si è laureato a Pavia nel 1950 con una tesi su Heidegger. Lavoro che è stato pubblicato e che “il pastore dell’essere” in persona avrebbe letto anni dopo, come lui stesso ha raccontato nella sua ultima intervista, data lo scorso giugno a Silvia Truzzi: “Mi ha scritto Friedrich-Wilhelm von Herrmann dell’Università di Friburgo, che possiede le chiavi dell’archivio e di queste note inedite di Heidegger che saranno pubblicate – ha raccontato il filosofo – In questa lettera spiega che il mio nome era “costantemente presente nella mente di Martin Heidegger”. Molto lusinghiero”. In quella stessa intervista aveva parlato delle ombre di antisemitismo sulla figura di Heidegger: “Quelle frasi le scrive nel contesto di una critica all’intero atteggiamento metafisico quale si è andato di fatto realizzando, e che invece egli vuole ripensare. Le critiche che rivolge agli ebrei son le stesse che rivolge al cristianesimo, ad Aristotele, alla tecnica moderna, alla dimenticanza dell’’Essere’. E quindi non è che sia caratterizzato dal suo antisemitismo”.

Severino ha avuto per anni la cattedra di filosofia teoretica alla Cattolica di Milano. Tra i suoi allievi, il futuro cardinale Angelo Scola, ma anche Umberto Galimberti, Carmelo Vigna, Luigi Ruggiu, Salvatore Natoli, Italo Valent: molti avrebbero insegnato nello stesso ateneo. Numerosi i libri scritti dagli anni Cinquanta in poi: uno, “Ritornare a Parmenide”, causò una serie di polemiche negli ambienti religiosi, tanto che su richiesta dello stesso Severino venne istruito un processo dall’ex Sant’Uffizio, che dichiarò la sua filosofia incompatibile con il cristianesimo, costringendolo a lasciare l’Università Cattolica di Milano e trasferirsi a Venezia. Nel 2005 l’Università Ca’ Foscari lo ha proclamato Professore emerito. Negli ultimi anni ha insegnato Ontologia fondamentale a Milano. Per le sue posizioni radicali, Severino è stato criticato anche da Piergiorgio Odifreddi, in risposta a un giudizio critico che il filosofo aveva dato a un’introduzione scritta dal matematico. Accademico dei Lincei e Cavaliere di Gran Croce, ha collaborato per decenni con il Corriere della Sera.

Ha sempre guardato la politica con occhio lucido e critico: “L’Italia è uno Stato acerbo – aveva spiegato in un’intervista al Fatto Quotidiano del 2013, estremamente attuale – Ha 150 anni su per giù. Ma soprattutto ha alle proprie spalle una storia di frazionamento politico-economico-sociale, dove si sono imposte forze che hanno avuto nel mondo un peso ben maggiore di quello dell’Italia unita. Pensi, ad esempio, allo Stato pontificio. La sua storia attraversa l’intera storia europea: qualcosa di molto più consistente e visibile che non l’Italia”.

Avvicinarsi alla morte è avvicinarsi alla gioia” aveva detto durante una lectio magistralis lo scorso anno, al compimento del novantesimo anno d’età Un’affermazione che racchiude i fondamentali del suo pensiero, cioé l’eternità degli esseri: e se è, è eterno, non proviene e non finisce, perciò la morte è un’illusione. “Non ci attende la reincarnazione o la resurrezione, ma qualcosa di infinitamente di più”.

“Scompare un grande pensatore, di caratura internazionale – così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha ricordato il filosofo in un post su Facebook – I suoi scritti testimoniano una cultura e una versatilità eccezionali: tessono le trame di un profondo dialogo della filosofia con l’arte, la scienza, il diritto, la politica, la musica, la poesia”. Nel post ha allegato il video di una loro conversazione, in occasione di una sua visita a Brescia.

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