“Nella riunione ci sono stati importanti passi avanti per portare in tempi brevi la riforma del processo penale in Consiglio dei ministri. C’è stato un input importante del presidente del Consiglio”. Lo ha detto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede al termine del vertice di maggioranza durato quattro ore. “Abbiamo anche valutato”, ha aggiunto, “l’ipotesi di chiedere conto ai magistrati che sforano i tempi in appello. Se si creano le condizioni perché tutti siano in grado di rispettare i tempi si può chiedere che i magistrati lavorino in tempi definiti”, ha spiegato il ministro. “La riforma della prescrizione rimane, così come è entrata in vigore il primo gennaio. E’ stata proposta dal premier Conte la possibilità di inserire nella riforma del processo penale una distinzione tra sentenza di condanna e assoluzione. E’ una proposta del premier che io ho accolto, ora tutte le forze di maggioranza faranno le proprie valutazioni”.
Si è aperta una fase nuova“, è stata l’apertura del Partito democratico, attraverso le parole del responsabile giustizia Walter Verini, al termine del vertice. Ma, hanno chiarito i dem, la proposta Pd presentata pochi giorni prima dell’entrata in vigore della riforma Bonafede (e che introduce una “prescrizione processuale” a seconda dei gradi di giudizio o della sentenza di assoluzione o condanna, ndr) resta ancora in campo. “Significativo l’abbandono di rigidità, valuteremo nelle prossime ore”, ha precisato Verini. Più duri i toni dei renziani di Italia Viva: Abolito il totem prescrizione, ma questo vertice non è stato risolutivo. Non siamo ancora soddisfatti della proposta fatta. Se non ci convincerà, manteniamo l’ipotesi di valutare la proposta Costa”, è tornato a minacciare il capogruppo renziano al Senato, Davide Faraone.
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