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Erasmus+ in Uk, cosa vuol dire interromperlo? L’ho chiesto alle mie coinquiline londinesi

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Il progetto Erasmus + nel Regno Unito verrà probabilmente interrotto dopo il 2020: questa la decisione presa mercoledì sera dalla Camera bassa. Ho chiesto alle mie coinquiline cosa ne pensassero: Loredana, 22 anni, mi ha risposto che togliere la possibilità agli studenti inglesi di studiare all’estero – e di conseguenza, agli studenti europei di studiare nelle Università inglesi – sia una scelta tremendamente sbagliata.

Lei adora viaggiare e considera questo passo indietro del Regno Unito una perdita di opportunità per milioni di studenti e studentesse. Jessica, classe 98, mi dice che questa decisione rischia di limitare le scelte dei giovani, “costretti” nei loro paesi. Aggiunge anche che tale scelta può avere uno spiacevole impatto anche su ragazzi e ragazze che non necessariamente studiano all’Università, ma che desiderano comunque lavorare e studiare l’Inglese nel Regno Unito.

Voi adesso penserete che le mie coinquiline siano le “tipiche” studentesse italiane fuori sede mantenute dai genitori. Non è così (anche se comunque, non ci sarebbe nulla di male). Loredana e Jessica dopo il liceo non si sono iscritte all’Università, ma hanno preferito lavorare e viaggiare. Loredana ha fatto un corso per diventare barmaid e serve cocktails da anni. Ha vissuto a Barcellona, a Ca’n Picafort (a Nord di Palla De Mallorca) e ora vive a Londra per migliorare l’inglese, lavorando in un club nel quartiere centrale di Soho.

Jessica è venuta qui per imparare l’inglese, va a lezione ogni pomeriggio. Da qualche settimana ha deciso di andare prima a scuola per incontrarsi con i suoi compagni di classe – tutti di nazionalità diverse – per ripassare con loro i compiti assegnati. Tornerà ad Aosta a fine mese per poter ricominciare la sua vita in Italia cercando un nuovo lavoro.

Ho voluto coinvolgere le mie coinquiline perché hanno un background diverso dal mio. Ho deciso di riportare i loro commenti ed esperienze per sottolineare il fatto che la libertà di movimento, la possibilità di poter studiare per un semestre o due con un progetto Erasmus + nel Regno Unito (senza dover spendere migliaia di sterline di iscrizione) sono delle opportunità che riguardano la società intera, non solo gli studenti e studentesse.

Da questo punto di vista, la rinuncia al progetto e più in generale la Brexit, non rappresentano la ripresa della sovranità da parte dei cittadini britannici; questo processo di uscita si traduce all’atto pratico con la trasformazione dei diritti in privilegi (per cittadini britannici e non). Per esempio, saranno sempre meno le persone che potranno impiegare soldi e tempo per il visto o che potranno mandare i propri figli e figlie a studiare nelle Università inglesi (considerando anche il progressivo e continuo aumento delle tasse già in atto).

L’eventuale addio all’Erasmus + dopo il 2020 rappresenta la rinuncia a una società aperta e inclusiva, in linea con le proposte che Boris Johnson porta avanti da mesi sul fronte della futura gestione delle frontiere britanniche per esempio.

Il 31 gennaio il divorzio dall’Ue si compirà e inizierà il conto alla rovescia per gli undici mesi a disposizione per il negoziato. Nessuno può prevedere cosa succederà di preciso. Dopo il voto di ieri della camera dei comuni però c’è una certezza in più: è molto probabile che il Regno Unito uscirà dal progetto Erasmus + di cui migliaia di europei – me inclusa – hanno potuto usufruire nel corso degli ultimi decenni.

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