La procura generale della Bolivia ha spiccato un mandato d’arresto per l’ex presidente Evo Morales, con accuse di sedizione e terrorismo. Ordine di arresto anche nei confronti di Faustino Yucra Yarwi, importante esponente del partito dell’ex presidente. L’ex leader boliviano, riparato in Messico subito dopo le dimissioni, è giunto nei giorni scorsi in Argentina per chiedere lo status di rifugiato.

Tutto era iniziato il 20 ottobre, giorno dello spoglio dei voti dell’elezione presidenziale. Morales si era candidato per la quarta volta, forzando la Costituzione, e ciò aveva scatenato le polemiche dell’opposizione. Il conteggio era stato bloccato all’improvviso, quando la maggioranza delle schede era già stata scrutinata, e poi era ripreso. Ciò era bastato a scatenare l’accusa di brogli. Morales alla fine era risultato vincitore, ma le proteste fomentate dall’opposizione lo avevano poi costretto a dimettersi e a fuggire dal Paese. In seguito la senatrice Jeanine Anez era stata nominata presidente ad interim, ma senza il quorum in Parlamento, a causa dell’assenza degli esponenti del Movimento per il Socialismo, il partito di Morales. Il quale, dal Messico, denunciava il tutto come un colpo di Stato e accusava gli Stati Uniti.

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