Confronto serrato su Non Stop News (Rtl 102.5) tra l’esponente dei Radicali, Marco Cappato, e l’ex ministro Carlo Giovanardi sulla norma relativa alla legalizzazione della cannabis light, bocciata ieri dalla presidente del Senato Elisabetta Casellati.
Sull’esclusione della norma dalla legge di bilancio, Cappato precisa la minima dannosità della cannabis light e aggiunge: “In realtà, si trattava di consentire un’attività produttiva. Bisogna essere chiari: o vengono proibite tutte le sostanze che possono provocare un danno alla salute, come il whisky, il vino, il tabacco, oppure si prova a ragionare su delle forme di possibilità di produzione e di consumo legale che siano meno pericolose di altre. E quindi si è persa un’occasione dal punto di vista economico e dal punto di vista del rispetto delle libertà delle persone”.

Naturalmente di segno opposto il parere di Giovanardi, che già nei giorni scorsi ha osteggiato l’approvazione dell’emendamento del M5s sulla cannabis light da parte della Commissione Bilancio del Senato, puntando il dito contro le ‘ragioni di lucro’ legate alla diffusione dei punti vendita della cannabis leggera e non solo: “Il movimento radicale sostiene che questi negozi di cannabis light sono il primo step per arrivare alla legalizzazione della cannabis. Quindi, così si fanno entrare centinaia di migliaia di persone nel circuito della droga pesante, attraverso la cannabis, perché quella è la porta d’ingresso. Ci sono costi sociali giganteschi – continua – Basta andare nelle comunità di recupero per capire che cosa è il flagello della droga. Ha fatto benissimo il Parlamento a bocciare la norma, naturalmente seguendo anche quello che aveva detto l’Istituto Superiore della Sanità, e cioè che anche le infiorescenze con un THC sotto lo 0,5 fanno male alla salute. Se uno ne ha bisogno per curarsi, vada in farmacia e se la compri con la ricetta medica. Ma non sono ammissibili centinaia e centinaia di negozi sorti come funghi per avvicinare i giovani al mercato della droga. Cioè, un disastro“.

Uno dei conduttori della trasmissione, Pierluigi Diaco, fa notare all’esponente di centrodestra che nel testo non ammesso da Casellati non è contemplato l’allarme da lui denunciato sul pericolo delle droghe.
Ma Giovanardi non ci sta: “No, no, quella norma rendeva legale quello che le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, in una recente sentenza, hanno detto che non si può fare, e cioè la vendita delle infiorescenze da cannabis. E i 5 Stelle con questo marchingegno hanno cercato di aggirare sia l’Istituto Superiore di Sanità, sia la sentenza della Cassazione a Sezioni Unite con un escamotage vergognoso della finanziaria“.

Cappato, dal suo canto, definisce ‘imbroglio totale dal punto di vista logico e statistico’ l‘automatismo sventolato da Giovanardi sul passaggio dalla cannabis light alle droghe pesanti, dimostrando la fallacia del ragionamento: “In base a questo assunto, è l’alcol che porta al consumo di droghe, visto che tutti coloro che fanno uso di eroina e di droghe leggere, in passato, sono ricorsi all’alcol. Ma prima dell’alcol hanno sicuramente consumato nella propria vita latte e acqua. In realtà, il tema è tutto politico. La presidente del Senato ha fatto male a bloccare questa norma, perché viene ostacolato un provento economico per lo Stato, per gli imprenditori e per i lavoratori. Tra una settimana il governo, se è forte nelle sue convinzioni, può benissimo approvare un decreto su questo argomento e il problema viene risolto in due settimane”.
E aggiunge: “Sono d’accordo con Giovanardi: la pratica di mettere insieme materie così diverse nella legge finanziaria, non aiuta la chiarezza nelle votazioni. Dopodichè, ha ragione anche in questo Giovanardi: noi siamo per legalizzare le droghe contro le mafie e per rispettare le libertà individuali anche sulla cannabis non light“.

Insorge l’ex ministro: “Io continuo le mie battaglie. Forse non vi siete accorti che nei bar, nei ristoranti, negli ospedali non si fuma più. E questo grazie a Sirchia e a Giovanardi con una fatica e una lotta furibonda per riuscirci. Io non ho mai detto che tutti quelli che si fanno di cannabis poi passano all’eroina e alla cocaina. Semplicemente tutti quelli che sono nelle comunità di recupero sono passati alle droghe pesanti, dopo aver fatto uso di cannabis. Questo è certo. Andate nelle comunità di Don Gelmini e di Muccioli”.
Cappato replica: “Siccome, allora, sono passati anche dall’alcol, bisognerebbe abolire anche l’alcol. Ma tu non proponi di abolire l’alcol, perché sai benissimo che, se proibissi l’alcol, che ha una pericolosità cento volte superiore a quella della cannabis, ti ritroveresti una rivolta contro di te. E quindi tu e gli altri non avete il coraggio di fare una proposta così demenziale“.
“Perché non è vero”, ripete con toni concitati Giovanardi, interrompendo Cappato e suscitando il rimbrotto di Diaco, che gli ricorda di essere ospite di una trasmissione radiofonica e non al Parlamento.

Si scatena un’accesa polemica tra il giornalista e il politico, che continua a protestare in modo veemente: “Il vino fa bene alla salute, non fa male. E’ nocivo il suo abuso, non il suo uso“.
Il tesoriere dell’Assocazione Coscioni chiosa: “Ovviamente la legalizzazione serve proprio per distinguere l’uso dall’abuso. Vale per la cannabis, per il whisky, per l’eroina e anche per il fumo. Il divieto di fumo passivo citato da Giovanardi è un esempio di legalizzazione: il tabacco non è liberalizzato, ma è regolamentato. Ed è quello che dobbiamo fare per qualsiasi sostanza stupefacente”.
Giovanardi non ribatte a Cappato, ma lancia il suo monito a Diaco: “Lei ha menzionato il Parlamento, ma ci sarebbe da dire tanto anche sui giornalisti. Rispettate il Parlamento“.
E si replica il polemico botta e risposta tra il giornalista e l’esponente di Idea Popolo e Libertà.

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