“I dati Istat confermano: mancano posti negli asili nido e quelli disponibili pesano sul bilancio delle famiglie. Con il nuovo assegno fino a 3.000 euro molte famiglie potranno affrontare questa spesa e con investimenti 2,5 miliardi aumenteranno i posti”. Così il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri – che domenica scorsa si è scontrato sull’argomento con Matteo Salvini – ha commentato su twitter i nuovi dati Istat sull’offerta di servizi socio-educativi per la prima infanzia. Che confermano come l’Italia sia ancora lontana dagli obiettivi europei sul fronte dei posti disponibili e dell’accessibilità per tutte le famiglie: soltanto il 25% dei bambini riesce a frequentare e il costo medio è salito a 2mila euro, cosa che lascia fuori almeno il 12,4% dei piccoli.
Nell’anno scolastico 2017/2018 secondo l’Istat erano attivi sul territorio nazionale 13.145 asili comunali. I posti disponibili – di cui il 51% pubblici – coprono il 24,7% dei bambini con meno di 3 anni. La percentuale, pur in lieve aumento, è ancora sotto il parametro del 33% fissato nel 2002 dall’Ue per il 2010. Per questo il report giudica “ancora insufficiente” la dotazione di asili nido. Inoltre, è forte l’eterogeneità sul territorio: in Valle d’Aosta hanno un posto disponibile 47 bambini su 100, in Campania meno di 9. Altro problema è il costo: il carico medio che deve sostenere una famiglia per il servizio di asilo nido, pari a 1.570 euro nel 2015, è salito a 1.996 euro del 2017. I vincoli economici, sottolinea l’istituto di statistica, spiegano “una parte non trascurabile” della mancata iscrizione all’asilo nido dei bambini: nel 2018 sono il 12,4% i genitori di bambini di 0-2 anni non iscritti al nido che dichiarano di non averlo fatto perché i costi sono eccessivi.
I dati Istat confermano: mancano posti negli #asilinido e quelli disponibili pesano sul bilancio delle famiglie. Con il nuovo assegno fino a 3.000€ molte famiglie potranno affrontare questa spesa e con investimenti 2,5 miliardi aumenteranno i posti #manovra2020 https://t.co/wSuOQ4e2Ez
— Roberto Gualtieri (@gualtierieurope) December 12, 2019
Rispetto all’anno precedente, comunque si registra un lieve aumento della copertura (+0,7%), dovuto, spiega l’Istat, sia al calo dei bambini residenti in Italia sia a un lieve incremento dei posti disponibili (+0,3%). L’obiettivo europeo del 33% è stato superato già da alcuni anni in Valle d’Aosta, nella Provincia Autonoma di Trento, in Emilia Romagna, Toscana e Umbria. Al Nord-est e al Centro la ricettività è molto prossima al target europeo mentre nelle restanti regioni del Centro-nord i valori sono inferiori ma non lontani dal 30%.
Nel Mezzogiorno si è invece ancora lontani dall’obiettivo, nonostante alcuni segnali di miglioramento, con la sola eccezione della Sardegna che ha una dotazione di servizi comparabile alle regioni del Centro-nord (27,9%). In Abruzzo e in Molise i posti privati e pubblici nei servizi socio-educativi superano, ma di poco, il 21%; la Puglia ha superato il 15%, la Basilicata si attesta al 14,3% e le altre regioni presentano valori inferiori al 10%, con il minimo di 8,6% in Campania. In buona parte delle regioni, evidenzia ancora l’Istat, è decisivo l’apporto delle strutture private per raggiungere valori di copertura prossimi all’obiettivo europeo, mentre solo in pochi casi il contributo più consistente proviene dai nidi e servizi integrativi pubblici.