Il principe Andrea mente sapendo di mentire: gli abusi sessuali ci furono e i sudditi del Regno Unito non devono consentirgli di passarla liscia, ne va della della loro nobiltà come popolo, più che “della regalità” della dinastia dei Windsor. E’ un’implorazione, ma anche una sfida quella lanciata dall’accusatrice Virginia Roberts Giuffre sullo scandalo Epstein dagli schermi britannici della Bbc: gli stessi dai quali il 59enne terzogenito della regina aveva cercato di difendersi qualche settimana fa – fra smentite, contraddizioni e indisponibilità a un vero mea culpa – in una precedente intervista trasformatasi in un disastroso boomerang. Tanto da indurre alla fine Elisabetta II e l’erede al trono Carlo a imporgli un clamoroso passo indietro: il ritiro sostanziale dalla vita pubblica, in rappresentanza della Royal Family.

Passo indietro che non basta tuttavia a Virginia, una delle ex schiave del sesso di Jeffrey Epstein, il miliardario americano, amico del duca e di tanti altri vip planetari, morto ufficialmente suicida in un carcere Usa dopo essere finito sotto chiave per abusi, pedofilia e traffico di minorenni. Virginia Roberts Giuffre è la giovane donna che dall’altro lato dell’oceano chiama in ballo già da tempo Andrea. Sostenendo di essere stata messa di fatto a disposizione del principe, e costretta a concedersi almeno tre volte in anni passati, da Epstein e dalla complice, cortigiana ed ex fidanzata di lui Ghislaine Maxwell: nota socialite britannica ed ereditiera in disgrazia, oltre che amica di vecchia data del duca. Il suo racconto non mostra tentennamenti. Né cambia la descrizione degli incontri, che sarebbero avvenuti in tre diverse residenze del magnate americano – a Londra, New York e nei Caraibi – la prima volta quando lei non aveva neppure 18 anni.

Non è stata una storia morbosa di sesso, è stata una storia di abusi, io sono stata oggetto di un traffico” d’esseri umani, denuncia rispondendo alle domande della Bbc nel programma Panorama. Non senza bollare come “ridicole scuse” e “stronzate” le giustificazioni evocate da Andrea per insistere a smentire i rapporti intimi. O addirittura per affermare di “non ricordare” d’averla conosciuta. “Vi imploro di stare dalla mia parte, di aiutarmi a combattere questa battaglia, a non accettare che questo sia ok”, ribatte con fermezza l’accusatrice, rivolgendosi alla coscienza pubblica britannica.

Come a voler suffragare la sua versione, Virginia richiama dettagli specifici dei presunti rendezvous. Specifici e imbarazzanti. Narra del primo contatto in un night club, dove rammenta che il principe le offrì da bere (“il mio drink fu una vodka”) e che “aveva qualcosa di ben preciso in testa”. “Ghislain mi aveva detto di essere gentile con lui, di fargli quello che facevo a Epstein”, prosegue senza giri di parole. Usa quindi l’arma del sarcasmo per tratteggiare il momento in cui il principe l’avrebbe invitata a ballare: “Era il più orribile ballerino che abbia mai visto in vita mia. Mi sudava addosso come se piovesse, mi disgustava“. Un particolare che il duca di York ha usato fra i suoi alibi, sostenendo che all’epoca non poteva sudare a causa di una patologia da eccesso di adrenalina sviluppata in battaglia durante la guerra delle Falkland. Ma su cui Virginia tira dritto appellandosi a possibili testimoni, per poi sbottare: “Certa gente continua a venirsene fuori con scuse ridicole”, come quella del sospetto della foto ritoccata, “ma andiamo! Io le chiamo BS (bullshit, stronzate) perché lo sono”. Fino alla conclusione tagliente: “Lui sa cosa è successo, io so cosa è successo. C’è solo uno che dice la verità e so che sono io”.

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