Uber non potrà più operare a Londra. La London transport authority ha annunciato di aver rifiutato di rinnovare la licenza per gestire la piattaforma di prenotazione auto nella capitale britannica a causa dei timori per la sicurezza dei passeggeri. Uber “non è in grado” di possedere una licenza a Londra, ha dichiarato Transport for London, a causa di guasti e “violazioni delle regole” che hanno “messo in pericolo” i passeggeri. TfL ha rilevato che tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019 sono state effettuate oltre 14mila corse Uber da parte di autisti non autorizzati e ritiene che non vi siano sufficienti garanzie che il problema non si ripeta in futuro.

L’azienda, che a Londra ha circa 45.000 autisti e un’utenza di oltre 3,5 milioni di persone, farà appello e potrà restare attiva finché non verrà esaminato. L’agenzia comunale dei trasporti aveva già sospeso Uber nel 2017, salvo concedere poi due proroghe, l’ultima scaduta ieri. Tfl ha ricordato di aver contestato violazioni e negligenze a Uber nell’ambito del conflitto legale innescatosi due anni fa, sottolineando come l’azienda vi abbia posto rimedio solo in parte. Mentre ha liquidato il modus operandi dell’app come tuttora “non adeguato né corretto” rispetto alla normativa locale.

Uber, che ha ora 21 giorni per formalizzare l’appello di fronte alla giustizia britannica, ha replicato bollando come “incredibile e sbagliata” la decisione dell’autorità municipale, con cui è entrata in conflitto fin dall’elezione a sindaco del laburista Sadiq Khan al posto del conservatore (e attuale primo ministro) Boris Johnson.
Lo stop imposto dal Comune nel 2017 era stato seguito da una prima estensione temporanea della licenza di 15 mesi e da una seconda di due, concesse dopo una serie di impegni assunti dall’azienda in materia di sicurezza dei passeggeri e della tutela del lavoro, nonché dopo la sostituzione dei vertici nel Regno Unito.

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