Un’edizione all’insegna dell’horror, a partire dalla sigla rosso sangue che inneggia al cinema della paura. Così si presenta il 37° Torino Film Festival (22-30 novembre). Horror a tutto spiano, si diceva. E non solo perché il Gran Premio Torino 2019 andrà all’attrice icona di questo genere par excellance, Barbara Steele, oggi splendida 83enne che “nutre di memoria vivida ogni suo film interpretato e ci regalerà aneddoti imperdibili” ma anche perché ben due sezioni sono dedicate al cinema del terrore, o quanto meno del thriller: la retrospettiva Si può fare! L’horror classico, 1919-1969 composta da 35 titoli volta all’horror classico dal 1920 col Gabinetto del dottor Caligari di Weise al 1971con Dr Jekyll & Sister Hyde di R. W. Baker e la tradizionale sezione Afterhours, “quest’anno un po’ meno horror ma sempre stupefacente..”, a cui va aggiunta la Notte Horror fissata per sabato 23 novembre, anche questo un appuntamento ormai attesissimo dai fan del genere.

Ma naturalmente non solo di suspence e dintorni si animerà la “torinese” 2019: con 197 opere complessive in programma (di cui 142 lungometraggi 15 dei quali nel concorso internazionale fatto di opere prime e seconde) si conferma il grande evento cinematografico italiano di fine stagione.

A presenziare – fra i nomi più attesi – il Guest Director Carlo Verdone che porterà una mini-rassegna di cinque film da lui stesso introdotti “Cinque grandi emozioni”, ma anche la presidente di giuria Cristina Comencini, Abel Ferrara con ben due film in programma (Tommaso e The Projectionist), Asia Argento che presenterà con una performance il doc su Frida Kahlo, Viva la vida, Alejandro Amenabar col suo ultimo film (“molto politico”) Mientras dura la guerra, e ancora Gianni Di Gregorio il cui Lontano lontano nella sezione Festa Mobile è l’ultimo lavoro interpretato dal compianto Ennio Fantastichini. Il suo è tra i titoli nazionali certamente più attesi, ad esso si affiancano fra gli altri l’unico concorrente Il grande passo, opera seconda di Antonio Padovan (Finché c’è prosecco c’è speranza) con l’accoppiata “gemellare” Battiston-Fresi, l’esordio in regia di Ginevra Elkann Magari (applaudito in Piazza Grande a Locarno), Nour di Maurizio Zaccaro sulle gesta del medico di Lampedusa, il dr Bartolo, interpretato da Sergio Castellitto, Simple Women di Chiara Malta con Jasmine Trinca.

Con opere da tutto il mondo, e italiani prodotti negli States come Spinotti e De Amicis per il loro Now Is Everything, e da diversi periodi della storia del cinema, Torino si muove nello spazio e nel tempo, omaggiando “il passato” di Mario Soldati ma anche “il presente” della giovane cineasta macedone Teona Strugar Mitevska di cui sono presentati tutti i cinque film, incluso l’ultimo che concorreva a Berlino (e presto in uscita italiana) Dio c’è e si chiama Petrunija. Come di consueto, il TFF si compone anche delle sezioni documentarie (internazionale e italiana), di cortometraggi curate da Davide Oberto, di Onde & Onde Artrum curate da Massimo Causo (a tal proposito da segnalare in programma l’Orso d’oro di Berlino 2019 Synonyms di Nadav Lapid), e del Torino Film Lab. Il già annunciato JoJo Rabbit di Taika Waititi alzerà il sipario inaugurale che sarà chiuso dall’esilarante giallo-in-comedy corale Knives Out di Rian Johnson, che uscirà in Italia col titolo Cena con delitto il 5 dicembre.

Il festival è guidato da Emanuela Martini in scadenza di mandato ma – per meriti acquisiti sul campo e ineluttabili capacità – in probabilità di conferma da parte del Museo Nazionale del Cinema dotato di un nuovo direttore, Domenico De Gaetano. “Con 1 milione e 900 mila euro di budget complessivo – includendo dunque affitti, bollette e stipendi per tutto l’anno e non solo per il periodo festivaliero – siamo riusciti negli ultimi anni a consolidare un marchio che, a quanto pare, è ancora in crescita. Se mi daranno la possibilità di continuare ad accompagnare questa crescita, io sono disponibile a proseguire il mio lavoro al TFF” ha dichiarato Martini alla conferenza stampa romana di presentazione.

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