L’Alta Corte australiana ha accettato il ricorso presentato a settembre dal cardinale George Pell, condannato a sei anni per pedofilia, che così potrà affrontare un nuovo processo mentre sconta la sua pena in carcere, con la possibilità di uscire su cauzione dopo almeno 3 anni e 8 messi di reclusione. L’ex Prefetto dell’Economia in Vaticano, 78 anni, accusato di molestie sessuali nei confronti di due coristi di 13 anni nella cattedrale di Melbourne, nel 1996, si è sempre dichiarato innocente.

L’Alta Corte, massima giurisdizione in Australia, ha annunciato la decisione mercoledì, in seduta plenaria di sette giudici. Secondo la squadra legale del prelato, l’opinione dissenziente di uno dei tre giudici della Corte d’Appello del Victoria, in agosto, può fornire ragionevoli motivi per revocare la condanna. La decisione di maggioranza infatti, emessa dalla Giudice Capo Anne Ferguson e dal presidente della Corte d’Appello Chris Maxwell, ha confermato il verdetto raggiunto lo scorso dicembre dalla giuria di un tribunale di Melbourne. I due giudici hanno stabilito che la sola vittima di Pell ancora in vita sia stato un testimone credibile e veritiero. I legali di Pell si affideranno in gran parte all’opinione dissenziente del terzo giudice, Mark Weinberg, ex capo della pubblica accusa federale, che invece ha messo in dubbio la credibilità e l’affidabilità della vittima.

“La Santa Sede, nel confermare la propria fiducia nella giustizia australiana, prende atto della decisione dell’Alta Corte australiana di accogliere la richiesta di appello presentata dal card. George Pell, consapevole che il cardinale ha sempre affermato la propria innocenza”, ha dichiarato il direttore della sala stampa vaticana, Matteo Bruni, aggiungendo però che “la Santa Sede ribadisce, ancora una volta, la propria vicinanza a quanti hanno sofferto a causa degli abusi da parte dei membri del clero”.

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