L’azienda chimica Caffaro di Brescia continua ad inquinare. Almeno così la pensa la procura di Brescia che ha iscritto 8 persone nel registro degli indagati per nuovi casi di sversamenti di mercurio da capannoni e cromo dalle vasche dell’azienda, attiva tra gli anni Trenta e gli anni Ottanta, già finita nel mirino della magistratura per aver prodotto e sversato tonnellate di Pcb (policlorobifenili). Gli accertamenti seguono alcune relazioni dell’Arpa degli scorsi mesi nelle quali si segnalavano le perdite.

Tra le persone sotto inchiesta figura anche Roberto Moreni, commissario straordinario del Sito di interesse nazionale, che è indagato per la fuoriuscita di mercurio da un capannone posto sotto sequestro nelle scorse settimane, così come Marco Cappelletto, commissario liquidatore di Caffaro Chimica, Fabrizio Pea e Alfiero Marinelli, delegato per l’ambiente e la sicurezza dell’azienda.

Per la vicenda invece del cromo fuoriuscito da tre vasche sono accusati di inquinamento Donato Todisco, proprietario del gruppo Chimica Fedeli, l’amministratore delegato Alessandro Quadrelli, il direttore generale Alessandro Francesconi e il direttore dello stabilimento di via Milano, Vitantonio Balacco. L’iscrizione – si spiega in ambienti investigativi – è un atto dovuto per permettere nuovi accertamenti irripetibili. Le accuse per tutti sono di inquinamento ambientale e gestione non autorizzata dei rifiuti.

“Le notizie che arrivano dalla procura di Brescia sono allarmanti. Sono fiducioso nell’azione della magistratura e, se le accuse dovessero essere confermate, non ci saranno sconti per chi ha avvelenato il territorio minando il futuro di migliaia di persone”, ha dichiarato il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa.

“Brescia è una ferita aperta per tutta l’Italia e la bonifica non può più aspettare – prosegue Costa in una nota – Per questo il Ministero e l’amministrazione locale si stanno vedendo e stanno interloquendo in questo periodo: è necessario determinare la gestione e il futuro dell’area da bonificare. I fondi sono pronti: si faccia presto. Brescia non può più aspettare”.

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