Si ritrovano ogni venerdì sera per giocare a rugby e si salutano con il grido dell’armata Brancaleone, per ricordare la variegata banda protagonista del film di Mario Monicelli. Natanael, Elisa, Cristian, Michele e Carlotta sono una parte del Collettivo Brancaleone di Pontassieve (in provincia di Firenze), squadra di rugby integrato, dove giocano anche persone con disabilità. “Tutte le persone possono partecipare nella nostra squadra, uomini, donne, giovani, vecchi”, spiega Carlotta Brogi, tra le fondatrici, “Vista la patologia di mio figlio mi avevano consigliato di fargli praticare rugby. Sono venuta alla Polisportiva Sieci e abbiamo dato vita a un progetto dove per quattro anni gli allenatori avevano un incontro settimanale con una psicologa ed un educatore per lavorare sulla disabilità. Con lo sport si evita l’isolamento di ragazzi e famiglie e nel rugby, anche il più bravo dei giocatori sa che per arrivare alla meta c’è bisogno di tutti, con le loro diversità”.

Il progetto per bambini e bambine è partito cinque anni fa e poi si è trasformato anche in una squadra per adulti, parte della rete nazionale di rugby integrato. “Il canto dell’armata Brancaleone ci sembrava adatto come filosofia di pensiero visto che siamo un gruppo di persone diverse, ognuna con le proprie difficoltà e potenzialità, insieme per portare il proprio vissuto e la voglia di giocare in campo, come si può”, spiega l’allenatore, Mauro Brescianini. Il collettivo Brancaleone è riuscito a realizzare il suo sogno, viaggiare fino a Bari per partecipare al Torneo nazionale di rugby integrato ‘Diritti in Meta’, grazie a una raccolta di fondi tramite la pagina facebook. Un crowfounding che continua a essere attivo per portare avanti le attività della squadra di rugby integrato e per partecipare ad altri tornei nazionali ed esteri

Articolo Precedente

Femminicidio, Cirinnà contro la maglietta in vendita da Carrefour: “Incita alla violenza sulle donne”. Azienda: “Era disponibile per errore”

next
Articolo Successivo

Il mondo arabo protesta per ottenere un cambiamento. E ricorda all’Occidente un diritto dimenticato

next