Un documentario che racconta la storia di una ragazza disabile senza focalizzarsi mai solo sulla sua disabilità motoria. Un lungo lavoro durato la bellezza di 3 anni in cui la vita quotidiana di Veronica Tulli, in arte LuluRimmel, è stata ripresa e scandagliata nei particolari, anche quelli della vita privata con le sue passioni e la sua professione di giovane cantante. Si tratta di Cuore di Bambola ed è stato presentato in anteprima al Giffoni Film Festival 2019. Il 19 settembre (anteprima al “Mare culturale urbano” a Milano) verrà diffuso nei cinema con Movieday, la prima piattaforma web che consente a persone e organizzazioni di fare proiezioni nelle sale cinematografiche e ai registi indipendenti di auto-distribuirsi. Come mai un docufilm del genere? “L’idea è nata insieme ad Antonella Patete mentre stavamo girando un altro documentario intitolato ‘E poi vincemmo l’oro’ sulla preparazione degli atleti in vista delle Paralimpiadi di Rio 2016” spiega a Ilfattoquotidiano.it il regista Antonio Di Domenico. “Il colpo di fulmine è avvenuto a Francavilla al Mare, c’era anche Alex Zanardi in allenamento. Quando mi sono ritrovato davanti al parco delle handbike, sono rimasto affascinato ma al tempo stesso sorpreso e deluso. Volevo provare ad usare l’handbike, ma non ci entravo li dentro, mentre invece Zanardi era perfetto, sembrava che non gli mancasse nulla”.


Parlando di questi corpi con Antonella, giornalista dell’Agenzia stampa Redattore Sociale, dal 2012 coordinatrice di redazione di SuperAbile Inail, la rivista dell’Inail sui temi della disabilità, Di Domenico e Patete si sono resi conto che mancava uno “sguardo obiettivo e sincero su questi corpi diversi”, sostiene il regista romano, e volevano raccontare la loro bellezza. A quel punto Di Domenico ha iniziato a cercare una figura che potesse rappresentare quel corpo “diverso ma perfetto” e che potesse portarlo sul palcoscenico, giocando sulla sua sensualità, malizia e irriverenza. La prescelta è stata Tulli. “Essere la protagonista di un film è una cosa molto strana. Non avrei mai immaginato di partecipare ad un documentario su di me” dice Veronica al Fatto.it. “In 3 anni non ti rendi bene conto dell’effetto finale fino a che non lo vedi. Sono stati realizzati molti girati e tantissime scene. E’ come una piccola sintesi di quello che è stata una parte importante della mia vita. Cercare di venire a patti con la vita privata e trasformarla in qualcosa di pubblico è la difficoltà più grande. Poi anche vederlo presentato in anteprima al Giffoni è stata una bella botta, ti dà una emozione fortissima e unica”.

Quali sono state le difficoltà incontrate nel fare questo film? “Le diverse difficoltà le abbiamo trasformate in opportunità. Non avevo mai avuto a che fare in questo modo con la disabilità, in maniera cosi intima” racconta il regista e direttore della fotografia che tra il 1998 e il 2005 ha lavorato come fotografo freelance per l’Espresso, il Venerdì, Panorama e il Messaggero. “Per realizzare un documentario fatto bene occorre tanto tempo e impegno no stop. Abbiamo seguito la vita di Veronica in tutti i suoi dettagli. La difficoltà è stata proprio mentale, avere a che fare con un disabile negli aspetti privati e profondi. Ti occupi di sapere quali sono i suoi bisogni. I primi anni di riprese non riuscivo a riprendere Veronica fuori dal campo, probabilmente era un blocco mio – spiega Antonio – Sul palco Veronica è un personaggio unico, porta tante cose di se, con le quali a volte si protegge. Decide come giocare con il pubblico, è un po’ birichina”. Il film, sottolinea Di Domenico, è stato realizzato anche grazie all’importante contributo di Fabio Fortunati, 30 anni, fonico di Presa diretta e dj. Ha lavorato tra gli altri con Pietro Marcello e ha fatto parte della squadra di The New Pope.

Veronica Tulli è una cantante con Osteogenesi imperfetta, definita anche come la malattia delle ossa fragili. Si esibisce come LuluRimmel in spettacoli di diverso genere. Con la Bottega degli Artisti con il “Freakshow” e il “Cabaret de l’enfer”, al “Silencio Cabaret” uno spettacolo omaggio a David Lynch, e al “Vintage Carnival” con esibizioni Burlesque e dj set. Tulli ha anche un duo acustico chiamato Pancake Drawer con Guido Maurizio Doria, suo compagno, che suona la chitarra. Insieme scrivono canzoni e si esibiscono in tutta Italia anche per il sociale. C’è anche lui nel documentario in cui si vede poi la nascita di Pancake Drawer. Perché una persona dovrebbe venire a vedere Cuore di Bambola? “Perché racconta la storia di una ragazza che nella sua difficoltà fisica ha problematiche comuni a tanti artisti che fanno parte della scena musicale romana. E’ un altro punto di vista, sicuramente diverso dal comune, ma ci si può rendere conto che anche una persona in carrozzina può farcela” risponde al Fatto.it LuluRimmel. “Bisogna sempre sgomitare per uscire dal mucchio. Tutti si possono rispecchiare in quello che ho vissuto io, altre persone disabili possono comprendere che sono in grado di seguire i propri sogni. Odio quando mi mettono le etichette ma a volte devo usarle anche io se voglio comunicare ad un pubblico vasto, in realtà una persona in carrozzina non è cosi diversa da un normodotato, con difficoltà oggettive ma gli stesi diritti e sogni di tutti”. Cosa hai imparato da questa esperienza? “Nel film che emoziona tanto e presenta diversi aspetti romantici si fa menzione solo 2 volte della malattia di Veronica: ne parla sua mamma Fiammetta, solo per spiegare da dove viene la sua forza di carattere. Noi abbiamo scelto – dice il regista – di non focalizzarci sulla patologia. Lei ha cercato di realizzare il suo sogno: diventare artista di mestiere, cantante e performer. Con Veronica ho imparato ad avere uno sguardo diverso, la carrozzina la vedi ma è solo la superficie delle cose, non vedo più la disabilità ma la persona. Questo è un film per conoscere qualcosa in più di se stessi” conclude Di Domenico.

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