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Arrivano i russi e Assad resta in sella - 5/12

Dopo la sconfitta dello Stato Islamico e l'assedio alle ultime sacche di resistenza jihadista nel Paese, gli equilibri siriani subiscono un nuovo stravolgimento dopo la ritirata delle truppe americane dal nord-est e la conseguente invasione voluta dal presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan. Prima di avviare dei colloqui di pace è necessario, adesso, risolvere la questione curda
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Arrivano i russi e Assad resta in sella

Nel novembre del 2015 scende in campo l’attore che diventerà presto fondamentale per le sorti del conflitto: la Russia di Vladimir Putin. A convincere il Cremlino a portare le proprie truppe su suolo siriano è la presenza delle forze ribelli sulla costa, dove Mosca ha due basi militari, unico sbocco nel Mediterraneo per la Federazione, a Tartus e Latakia. Quella che nacque come un’operazione per mantenere il controllo di quelle postazioni strategiche diventò presto un intervento in difesa del regime di Damasco, storico alleato di Mosca nello scacchiere mediorientale. Un intervento che ha evitato una caduta che per Assad sembrava ormai scontata.

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