Mentre fino alla decisione americana di ritirare le truppe e quella turca di invadere il nord-est siriano la Russia guidava la coalizione filo-Assad, in contrapposizione a quella con in testa gli Usa, oggi Mosca ricopre un ruolo molto più importante nello scacchiere siriano. Con il parziale disimpegno americano, l’immobilismo europeo e l’avvicinamento di Erdoğan a Vladimir Putin, la Federazione si trova a essere l’unica potenza in grado di dialogare senza conflittualità con tutti gli attori in campo.

Può parlare, ovviamente, con i suoi alleati di Damasco e Teheran. Può farlo con i curdi che, nei giorni scorsi, hanno trattato sull’appoggio dell’esercito di Assad per frenare l’avanzata di Ankara. Può parlare anche con la Turchia, oggi fortemente criticata dagli alleati della Nato. A differenza degli Stati Uniti, oggi la Russia si candida a ruolo di mediatore, un vero e proprio king maker, in un ipotetico tavolo delle trattative. E nell’intero scacchiere mediorientale.

TRUMP POWER

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