Cinema

Scary Stories to Tell in the Dark, il nuovo film del norvegese André Øvredalma: un’opera classica nel suo essere un “pure horror”

Teen horror molto classico, si diceva, quello diretto da Øvredal si sostanzia nella paura dell’ignoto, creando la suspence seguendo le regole della “vecchia maniera”, quella insegnata dal più grande di tutti: Alfred Hitchcock

di Anna Maria Pasetti

Le storie, feriscono, guariscono, e se si ripetono diventano vere”. È un mantra che trasuda di verità per ogni narratore che si rispetti l’incipit Scary Stories to Tell in the Dark, il nuovo film diretto dal norvegese André Øvredalma soprattutto scritto e prodotto da Guillermo del Toro. Proposto alla 14ma Festa del Cinema di Roma, l’opera profuma di classicità nel suo essere un “pure horror”, di quelli “di cui mi sono nutrito da bambino negli anni ’80, dai film di Spielberg a Poltergeist” ha dichiarato il cineasta.

Assemblato in scrittura come selezione di storie di paura che appartengono alla cultura folk e alla mitologia moderna americane – specie dai racconti di Alvin Schwartz- il film trova ambientazione nella provincia americana a partire dalla notte di Halloween del 1968, con alcuni adolescenti amici a far da protagonisti, in cui spicca il punto di vista affidato a Stella, ragazzina nerd amante dell’horror che nasconde un segreto. Per meglio celebrare la notte più “scary” dell’anno, i ragazzi s’addentrano nella vecchia dimora della famiglia Bellows, rimasta disabitata perché si dice infestata dallo spirito della giovane Sarah, che ivi fu rinchiusa fino alla morte dai fratelli maggiori, costretta a rimanere perennemente al buio. Pare la ragazza trovasse sfogo nella scrittura di storie spaventose in un quaderno. Quando Stella s’impossessa del suo quaderno trovato in casa, iniziano a verificarsi strani fenomeni.

Umanissimo di spirito e quasi “analogico” nel suo apparire antico nelle forme – le paure che s’incarnano in veri e propri mostri un po’ goffi – Scary Stories to Tell in the Dark presenta la quintessenza del cinema visionario e magico del premio Oscar messicano, seppur dietro all’obiettivo di un norvegese. E il discorso politico, come in ogni horror di qualità, è esondante, a partire dal quell’inquieto 1968 americano (ma non solo americFano) che vide le partenze dei giovani militari USA verso il Vietnam ma anche le elezioni – in diretta nel film – di Richard Nixon. Man mano che i ragazzi scompaiono si ha la sensazione vi sia il rimando metaforico ai caduti in battaglia, con creature mostruose certamente parallele agli orrori bellici esaltati dalla sciagurata presidenza Nixon.

Ma le instant stories del film che nutrono il plot da non rivelarsi si possono associare anche ai Social Media contemporanei, “capaci di condannare in un istante il destino di una persona, come accade per Sarah e Stella benché le due ragazze vivano anni luce dalla nostra epoca”. Teen horror molto classico, si diceva, quello diretto da Øvredal si sostanzia nella paura dell’ignoto, creando la suspence seguendo le regole della “vecchia maniera”, quella insegnata dal più grande di tutti: Alfred Hitchcock. Perché l’orrore accade prima nella testa degli spettatori che non sullo schermo, e questo Hitchcock lo sapeva benissimo”. Il film uscirà nelle sale il 24 ottobre per Notorious Pictures.

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