I media americani ipotizzano un nesso tra il recente viaggio di William Barr in Italia e la comparsa a Washington di due cellulari appartenuti a Joseph Mifsud, l’uomo al centro della controinchiesta del ministro della giustizia statunitense sul Russiagate. Ma fonti qualificate fonti dei nostri servizi segreti hanno fatto sapere di non aver consegnato alle autorità americane alcun cellulare, ribadendo che nei due incontri con Barr – quello di Ferragosto con il direttore del Dis Gennaro Vecchione e quello del 27 settembre al quale parteciparono anche i direttori di Aise e Aisi, Luciano Carta e Mario Parente – agli americani fu detto che le autorità italiane nulla sapevano di Mifsud, che il professore maltese non era un “soggetto d’interesse”, che non aveva mai chiesto protezione ai nostri 007 e che in ogni caso sarebbe stato opportuno avanzare qualsiasi richiesta attraverso i canali ufficiali, ossia tramite rogatoria internazionale.

La notizia che il Dipartimento di Giustizia è in possesso di due BlackBerry appartenuti all’enigmatico professore maltese, al centro dell’intreccio del Russiagate, è emersa due giorni fa. A divulgarla, producendo documenti ufficiali, è stata l’avvocato Sidney Powell, legale del generale Michael Flynn, il primo esponente di alto livello dell’amministrazione Trump a cadere per l’affaire Russiagate: a dicembre del 2017 ammise di aver mentito all’Fbi sui suoi rapporti col governo russo. Nella richiesta presentata alla Corte distrettuale del District of Columbia il 15 ottobre, l’avvocato Powell chiede al Dipartimento di Giustizia (guidato da Barr) di “produrre prove di cui (il Dipartimento) è entrato in possesso solo recentemente”. Di qui l’associazione che alcuni media Usa fanno tra la visita di Barr a Roma e la comparsa improvvisa a Washington dei cellulari di Mifsud. Già ad inizio di ottobre l’intelligence aveva smentito un’altra notizia riportata dai media americani: il DailyBeast aveva scritto infatti che nel corso dell’incontro con Barr gli 007 fecero ascoltare un nastro di Mifsud.

In ogni caso, sulla vicenda dei due incontri tra gli 007 e il ministro statunitense con al centro la figura del professore maltese – docente con un contratto con la Link Campus University di Vincenzo Scotti (che gli ha fornito anche una casa a Roma per alcuni mesi) che dal 2018 sembra sparito nel nulla – riferirà al Copasir nei prossimi giorni – probabilmente già tra mercoledì e giovedì – il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il premier ha già detto in più occasioni di aver agito in maniera corretta: “I vertici dei servizi – ha detto – non hanno mai commesso alcuna anomalia, nessuna scorrettezza. E’ stato fatto tutto in trasparenza, secondo ordinarie e consolidate prassi”.

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