Musica

Niccolò Fabi: “Non sono un artista da propaganda elettorale, protesto sussurrando”

Il cantautore presenta a FqMagazine “Tradizione e tradimento”, un album ricco, ma non commerciale in senso stretto. Nove brani che vanno oltre le logiche radiofoniche, create e pensate nel nome della libertà artistica

di Andrea Conti

Niccolò Fabi, a tre anni dal precedente “Una somma di piccole cose”, riparte da “Tradizione e tradimento”. Due stati d’animo contrapposti e antitetici che, in realtà, fanno parte sempre nella nostra vita. Un album – registrato tra Roma e Ibiza con Roberto Angelini e Pier Cortese – ricco di suoni, introspettivo, positivo, con fotografie anche dure della realtà, come in “Io sono l’altro” e “Migrazioni”. Nove brani che racchiudono un nuovo universo del cantautore. Sicuramente è un’opera discografica non di impatto immediato e fuori dalle logiche commerciali. Questi punti “negativi”, dal punto di vista discografico, sono in realtà la forza del progetto, proprio per l’importanza e il peso che le parole hanno in queste canzoni. Del resto, per stessa ammissione di Fabi: “Io sono un seduttore delle parole, non un conquistatore”.

Tradizione e tradimento – spiega l’artista – sono due forze che sono spesso contrapposte. C’è il desiderio di confermare la propria identità, che è stata tramandata dalla vita e invece dall’altra parte abbiamo il desiderio di riscoprire e allargare la nostra identità con scelte diverse, ma che in qualche modo non tradiscono le nostre tradizioni”. L’aspetto sociale viene affrontato, come già accennato, con due canzoni “Io sono l’altro”, in cui Fabi elenca diverse tipologie di essere umani dal clochard al genitore di un disabile, mentre in “Migrazioni” spiega le motivazioni che spingono le persone a spingersi oltre i confini della propria casa.

“Penso sia necessario capire chi ci circonda e rispettare i ruoli che hanno gli altri nella nostra vita. – racconta Niccolò – Quindi ‘Io sono l’altro’ parte dalla mia sensibilità. Mi interessava cercare di entrare nello sguardo dell’altro, provare a capire il punto di vista delle persone che hanno un vissuto diverso dal nostro per poi scoprire che siamo uguali. In ‘Migrazioni’ parlo, è vero, di chi fugge ma lo inserisco in un discorso globale, non tanto legato alla cronaca. Anche perché non sono un artista da propaganda elettorale, mi piace esprimere il dissenso sussurrando, mentre il mondo là fuori preferisce urlare”.

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