La Procura di Milano ha chiesto al Tribunale per i minorenni di trasmetterle tutti gli atti che riguardano la bambina di due anni precipitata per otto piani dalla tromba delle scale insieme alla madre, morta sul colpo, in un palazzo in pieno centro a Milano, il 23 settembre. Ieri infatti il padre della piccola, attraverso il proprio avvocato, ha chiesto l’affidamento. La bimba,che si è salvata ed è ora ricoverata in prognosi riservata nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Niguarda, era stata infatti affidata fin dalla nascita ai servizi sociali del Comune, ma comunque collocata in una casa comunità insieme alla madre, alla quale erano già stati tolti due figli avuti da una precedente relazione. Una situazione non sicura per il papà che aveva chiesto anche a inizio settembre un provvedimento di “protezione immediata” per toglierla alla madre che lui considerava “pericolosa” avendo già mostrato “intenti suicidiari”.

“Perseguiremo tutte le strade”, ha spiegato il legale del padre, Daniela Missaglia, affiancata dal penalista Giuseppe Principato, annunciando azioni legali. La responsabilità di quanto successo secondo l’uomo, infatti, è dei servizi sociali che “avrebbero dovuto vigilare” sulla situazione. “Una tragedia annunciata”, secondo il padre. Ieri, davanti ai giudici minorili, durante un’udienza che era stata già fissata proprio per discutere la richiesta di protezione della piccola, Missaglia ha ripercorso tutta la vicenda. “È la storia di un padre che ha sempre esposto le criticità della collocazione presso la madre con l’assistente sociale di riferimento – ha detto l’avvocato – Ed è stato considerato morboso, fastidioso, conflittuale, è stato emarginato malgrado le documentasse con video e audio”.

Ma non solo. Il legale ha anche evidenziato “l’incongruenza delle relazioni della casa comunità che parlavano di un rapporto armonioso tra madre e bimba, anche se lei in comunità non ci stava mai, e delle relazioni degli assistenti sociali che erano sulla stessa linea”. Le responsabilità, ha aggiunto Missaglia, “sono alla luce del sole: chi ha l’affidamento di un minore deve avere la capacità di intervenire con urgenza e segnalare le criticità al Tribunale”. Anche perché, ha concluso, “nel provvedimento del giudice dell’agosto 2017, tuttora in vigore, si diceva che era l’ente di riferimento a dover valutare la relazione tra la madre e il minore”.

Il Comune dal canto suo ha già risposto alle accuse dal padre, sottolineando che, “pur comprendendo il momento drammatico che che il suo assistito sta attraversando”, il nucleo familiare “su disposizione del Tribunale, era già da tempo in carico ai servizi sociali, senza che la magistratura avesse fatto decadere completamente la responsabilità dei genitori della bimba”.

Alla donna, appartenente a una famiglia benestante come scrive il Corriere della Sera, erano stati già tolti due figli avuti da un altro uomo. La 43enne, che in passato avrebbe avuto problemi di tossicodipendenza e pare soffrisse disturbi psichici, temeva che la bimba le venisse tolta.

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