Il governo Conte 2 ha come obiettivo quello di “varare una riforma della giustizia” e “del Csm entro il 31 dicembre“. E, come già anticipato, la maggioranza lavorerà per “dimezzare i tempi dei processi”. Invece, non sarà toccata la legge approvata con la Lega che sospende la prescrizione dopo una sentenza di primo grado e che deve entrare in vigore dal primo gennaio. Il Guardasigilli M5s Alfonso Bonafede, al termine del vertice con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il vicesegretario Pd Andrea Orlando, ha parlato di intesa nella maggioranza per elaborare un “disegno di legge governativo nuovo“: “Non va avanti quello che era stato approvato”, ha detto. Quindi tra gli obiettivi c’è quello di arrivare a “un tempo massimo per i processi penali di quattro anni e uno medio, sempre di quattro anni, per quelli civili”: “Sono molto soddisfatto dell’incontro di questa mattina e di poter comunicare ai cittadini che stiamo rivoluzionando la giustizia italiana”, ha detto.

L’intesa sui dossier di Bonafede, uno dei due soli ministri riconfermati dal governo gialloverde (l’altro è Costa all’Ambiente), è fondamentale per il nuovo esecutivo, soprattutto alla luce delle tensioni nel merito con l’ex socio di governo Matteo Salvini. Il Guardasigilli, rispondendo alla domanda se sia più facile confrontarsi con il Pd rispetto alla Lega, si è limitato a rispondere: “Non mi interessa fare paragoni con una forza politica che oggi sta all’opposizione. Io sto parlando di quello che fa questo governo, ai cittadini non interessano i giochi politici. Sono pagato per lavorare e oggi questo lavoro ha visto un’ottima convergenza con il Pd“. L’apertura è stata confermata anche dal fronte democratico: “Abbiamo condiviso l’impianto e gli strumenti per arrivare rapidamente a un netto miglioramento del processo sia civile che penale anche sotto il profilo dei tempi”, ha detto Orlando.

A rompere il clima di intesa generale, in serata è intervenuto il senatore Matteo Renzi che, per prima cosa, si è lamentato di non essere stato interpellato. “Vedo che si sono messi d’accordo Bonafede e Orlando, quando verranno in Aula ne discuteremo e diremo la nostra”. L’ex premier da poco più di una settimana è uscito dal Partito democratico e pur sostenendo il governo Conte 2, ha formato il gruppo Psi-Italia viva che è determinante per far passare i provvedimenti a Palazzo Madama. Proprio la nascita del nuovo gruppo ha creato malumori per la gestione degli equilibri interni nella nuova maggioranza. E sul dossier della Giustizia la tensione potrebbe avere effetti determinanti. Insomma se dal fronte Pd parlano della necessità di “un confronto serrato” per limare le distanze, l’uscita di Renzi fa capire che è urgente anche il confronto con l’ala renziana.

Bonafede dopo il vertice con Orlando e Conte: “Oggi fatto un passo fondamentale” – Il primo passo, come ha detto il Guardasigilli, è stato quello di cercare una via di lavoro comune tra Pd e Movimento 5 stelle. E soprattutto una tabella di marcia che sia condivisa. “L’obiettivo è quello di approvare la riforma” che dimezza i tempi del processo civile e penale, portandoli a quattro anni, “entro il 31 dicembre e di questo sono tanto orgoglioso”, ha spiegato Bonafede. “So che c’erano tanti dubbi e perplessità, ma quando si lavora nell’interesse dei cittadini si trova sempre una piattaforma comune, che chiaramente dovrà essere discussa coi parlamentari, ma oggi era un passo davvero fondamentale“. L’altro punto è quello di una “radicale riforma del Csm”: “Siamo d’accordo sul fatto che questa riforma, che chiaramente dovremo discutere col Parlamento, dovrà essere approvata in tempi brevi, confidiamo entro il 31 dicembre”. Per la riforma del Csm “parliamo dello strumento della legge delega e confidiamo di approvarlo” entro fine anno. “Il sorteggio è l’unico punto di divergenza che dovrà essere approfondito”, ha detto ancora. “Ma sulla riforma e su tutto quello che ne deriva in termini di incompatibilità, di spezzare il legame tra politica e magistratura, di combattere le degenerazioni delle correnti della magistratura, su tutto questo non c’è dubbio e abbiamo già cominciato a lavorare per avere norme molto rigide che impediranno sia le degenerazioni delle corrente che i legami tra politica e magistratura”. Nel corso del vertice non hanno invece parlato di un altro dei punti su cui più volte, anche negli ultimi giorni, si sono esposti il premier e il ministro della Giustizia: “il carcere ai grandi evasori“: “Siamo d’accordo come forze di governo”, ha detto Bonafede, “che sarà un obiettivo, ma oggi non è stato oggetto di trattazione specifica. Comunque il carcere per i grandi evasori rimane assolutamente una priorità”.

Le distanze con il Pd su prescrizione e sorteggio per il Csm – Uno dei nodi che rimane da sciogliere è appunto quello della prescrizione: i 5 stelle non intendono toccare la legge già approvata, i dem chiedono che almeno, entro la fine dell’anno, si intervenga sulla durata dei processi. “Confidiamo”, ha detto il sottosegretario Pd Andrea Giorgis, “di risolvere in maniera condivisa questo tema insieme a tutti gli altri, attraverso un confronto serrato”. Secondo fonti 5 stelle, la prescrizione non è stata oggetto del vertice, ma ci si è trovati d’accordo sulla pianificazione generale della riforma.

Sul tema è tornato a esprimersi anche il vicepresidente del Csm David Ermini, in passato molto vicino a Matteo Renzi. E anche lui ha ribadito la richiesta di un intervento strutturale: “E’ forte”, ha detto, “il rischio”, che con lo stop della prescrizione dopo il primo grado di giudizio, in vigore a partire dall’anno prossimo, e “in assenza di interventi organici e strutturali sul processo penale”, ci sia “un effettivo allungamento dei tempi” dei processi “con importanti ricadute sulla posizione delle vittime di reato e degli imputati”. Ermini ha ricordato che il Csm nel suo parere sulla legge Spazzacorrotti aveva evidenziato “l’incongruenza” della riforma della prescrizione. “E’ chiaro che un processo tendenzialmente illimitato entra in piena rotta di collisione con il principio costituzionale della ragionevole durata e viene a ledere in modo insanabile il diritto di difesa”.

Pd e M5s dovranno lavorare ancora infine sulla riforma del Csm. “Il sorteggio è l’unico punto di divergenza che dovrà essere approfondito”, ha ammesso Bonafede. Non è un mistero, in effetti, che Orlando non condividesse la scelta: “Scegliere i componenti del Csm con la tombola non mi pare un’idea particolarmente brillante. Bisognerebbe piuttosto regolare meglio quello che fa il consiglio”, aveva twittato all’indomani del Cdm sulla giustizia di fine luglio. Anche il vicepresidente Csm Ermini è tornato a criticare l’idea: “Ribadisco la mia contrarietà, perché il Consiglio rischierebbe di uscirne azzerato nella sua natura di organo di rappresentanza del pluralismo e ridotto a entità meramente burocratica ed esecutiva”, ha detto. “Tendo a diffidare di riforme giustificate e ispirate alla sola intenzione di contrastare la ‘politicizzazione’ del Csm”. Altro nodo del contendere, poi, potrebbe essere lo stop della prescrizione che, da inizio 2020, secondo quanto stabilisce il ddl ‘Spazzacorrotti’, si bloccherà dopo il primo grado di giudizio. “Non c’è tra gli obiettivi” del Governo “quello di modificare la disciplina della prescrizione”, si è affrettato a dire il Guardasigilli, ma i Dem hanno avvertito: “Una norma che di fatto elimini l’istituto, può essere valutata solo se i tempi del processo fossero diversi e radicalmente più brevi. Il Pd non può assumere impegni al buio”. Come detto da Giorgis, ci “vorrà un confronto serrato”.

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