Perché mi sono astenuto sulla fiducia al governo? Il mio voto non era fondamentale per far cadere il governo. Se lo fosse stato, figuratevi se mi sarei astenuto. Questo mi consente di fare una politica nel M5s che, secondo me, tra un po’ vedrà qualcuno svegliarsi dall’ipnosi generale. Certo, se avessi votato no, il processo sulla mia espulsione sarebbe stato più facile per il movimento“. Così, ai microfoni de “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus, il senatore del M5s, Gianluigi Paragone, risponde alla domanda di un radioascoltatore che gli chiede il motivo per cui si è astenuto nel voto di fiducia al governo Conte bis.

E aggiunge: “Non nego che vorrei tentare di non essere più solo. Il fatto di essere una spina nel fianco all’interno del M5s mi consentirà di raccogliere un malcontento che fra un po’ sicuramente verrà fuori e mi permette di avere un margine politico che voglio utilizzare. Ogni tanto, insomma, si fa un minimo di tattica. Le nomine dei sottosegretari e dei viceministri al Ministero dell’Economia? Secondo me, il M5s ha messo due non brillanti giocatori, a differenza del Pd che ha costruito una filiera completamente europeista. Laura Castelli ormai è diventata una figlioccia del sistema. E anche Alessio Villarosa è ben lontano dal Villarosa che qualche grillino ancora si ricorda fuori dal palazzo“.

Riguardo alla sua posizione nel M5s, il giornalista puntualizza: “Mi hanno chiuso tre trasmissioni, due in tv e una in radio, per le idee che avevo. Sarebbe paradossale se il M5s mi silenziasse, dato che un tempo mi avevano chiamato proprio perché le mie trasmissioni erano state chiuse. A chi dentro il movimento mi critica ricordo sempre che fui invitato a Italia 5 Stelle di Rimini, quindi non ero un imbucato. E su quel palco tenni un mio spettacolo, “Gang Bang”, tratto dal mio libro, contro l’Europa, il neoliberismo, le riforme del Pd. E siccome in quelle cose ci credo e ho studiato, non posso mettermi con questi qui. Credo che il Pd sia la porta d’accesso del neoliberismo in Italia, dai tempi di Prodi a oggi. Qualcuno ha anche detto che la mia trasmissione “La Gabbia” è stata il laboratorio del governo gialloverde. In parte è così, ed è il motivo per cui difendo quel governo”.

Poi precisa: “Non è che sto dando una notizia, ma è evidente che sia Beppe Grillo il regista di questa operazione e lui stesso lo rivendica orgogliosamente. Di Maio invece non rivendica nulla. Lui sta soltanto gestendo qualcosa che altri hanno scritto per lui. Ma fa bene a non rimanere strozzato e a circondarsi di proprio amici, perché, quando ti devi guardare dal nemico, è meglio avere almeno dei compagni di gioco che conoscano il tuo gioco. Insomma, non mi infarcisco di fichiani il governo, soltanto perché hanno fatto l’accordo col Pd. Sarebbe stato molto, molto sciocco da parte di Di Maio“.

Paragone spiega: “Quando mi accusano di voler tornare con la Lega, invito tutti a rivedere le mie dichiarazioni prima della crisi in un filmato rivolto all’ex ministro Tria. E lì gli dissi di non azzardarsi a fare una manovra sotto il 2% perché io non l’avrei mai votata. E aggiunsi: ‘O si comincia a rivedere totalmente l’assetto normativo della Ue oppure così non funziona. Questo è un governo sovranista e populista, cioè un governo che dice alla Ue che sta sbagliando tutto e la invita a rivedere tutto’. Quindi io avevo già delle criticità nei confronti di quel governo. Non mi sono mai accontentato neanche del governo gialloverde che doveva essere il mio preferito”.

Staffilata al presidente del Consiglio: “La regola di questa Ue è cambiare i governi, purché non si cambino politiche. L‘Europa ha addomesticato Conte, che oggi è un bellissimo pavone nello zoo europeo, e si è presa Gualteri, che è esattamente l’uomo educato a quel tipo di politiche. Se tu metti a riparo i conti con l’iva ma nello stesso tempo accetti il meccanismo europeo di stabilità, tu di fatto stai consegnando l’Italia a una specie di protettorato contabile. Il problema dell’Iva? E’ una balla colossale raccontata agli italiani. Il famoso spauracchio dell’Iva era solo una robetta piccolissima in confronto alle colossali fregature di tutti questi anni – conclude – Se metti a riparo i conti con l’Iva ma allo stesso tempo fai la riforma del meccanismo europeo di stabilità, di fatto stai consegnando l’Italia a una specie di protettorato contabile. Cioè, ti do un po’ flessibilità ma in cambio mi dai le chiavi della porta di casa. E quindi se tu chiudi la finestra per evitare l’aumento dell’Iva ma lasci aperta la porta, ecco che il ladro di entra dalla porta. Il ladro metaforico è l’Europa. Ricordo che il MES (meccanismo europeo di stabilità) è stato una delle battaglie epocali del M5s, che nella scorsa legislatura diceva no al MES, no al fiscal compact, no al bail-in”.

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